Uno studio delinea gli effetti della stanchezza psicologica dovuta alle innumerevoli riunioni a distanza, battezzandola come fatica da Zoom.
Lavorare da casa, attenersi al distanziamento sociale, i cambiamenti a cui ci siamo abituati in quest’ultimo anno non potevano non avere della conseguenze. Come il lavoro così lo stress assume nuove sfaccettature e ci ritroviamo a combattere con un nuovo tipo di stanchezza, la fatica da Zoom.
Il fenomeno della Zoom fatigue che potremmo spiegare come stress da Zoom, non ha naturalmente a che fare solo con la piattaforma Zoom nello specifico. Il termine serve solo a indicare genericamente ogni genere di piattaforma che viene usata per spostare in ambito virtuale le riunioni. D’altra parte dai 10 milioni di utenti che la piattaforma vantava alla fine del 2019, si è arrivati a superare i 300 milioni nel corso del 2020, diventando una delle più utilizzate in assoluto.
Zoom fatigue: pro e contro dell’uso dell’app
Non si può certo nascondere che lo sviluppo di piattaforme di questo tipo abbia reso la vita più facile. Offrire la possibilità di comunicare in maniera immediata e di abbattere le distanze è utile sia sul lavoro quanto per mantenere le relazioni interpersonali.
Come ogni cosa, però, ci sono anche gli aspetti negativi di questo fenomeno. Alla Stanford University si è deciso di indagare gli effetti negativi di questo genere di comunicazione e raccoglierli in una pubblicazione: Nonverbal overload: A theoretical argument for the causes of Zoom fatigue.
Lo studio sulla Zoom fatigue
Quella che viene definita come fatica da Zoom viene attribuita alle problematiche di interpretazione della comunicazione non verbale. Quando si parla con qualcuno di persona non lo si fa solo verbalmente, ma anche attraverso una serie di gesti e movimenti non verbali.
Questo tipo di comunicazione viene parzialmente escluso durante le videoconferenze perché diventa più difficile riuscire a cogliere e di conseguenza anche a interpretare la gestualità. A questa difficoltà di comunicazione si aggiunge poi un altro aspetto rilevante. Le videoconferenze di gruppo ci portano a trascorrere ore sotto il continuo sguardo altrui e per di più dovendoci guardare reciprocamente occhi negli occhi.
Al tempo stesso trascorriamo quello stesso ammontare di tempo anche a guardare la nostra immagine riflessa. Essere continuamente esposti alla propria immagine riflessa è stressante perché ci porta a una maggiore valutazione di noi stessi e può avere, quindi, un impatto negativo sul nostro benessere. Come fare a ridurre gli effetti di questo fenomeno? La soluzione potrebbe venire dal ricorrere a riunioni vocali ed escludendo, quindi, la componente video. Ma soprattutto si potrebbe ridurre l’ammontare di tempo che si dedica giornalmente alle riunioni, assicurandosi che l’uso non divenga un abuso e riducendo così notevolmente lo stress che ne deriva.