“Facebook è come un oppiode” la controversa dichiarazione dell’ex manager

L’ex product manager della società di Mark Zuckerberg, Frances Haugen, fa la talpa del sistema e lancia l’allarme.

Frances Haugen negli ultimi giorni è salita all’onore delle cronache per aver fornito dei documenti riservati al Wall Street Journal. E’ lei la whistlebower di Facebook, come una talpa nel sistema l’ex manager della società sta fornendo le prove contro il colossale sistema di networking messo in piedi da Mark Zuckerberg.

Secondo Haugen: “Le scelte che vengono fatte all’interno di Facebook sono disastrose per i nostri figli, per la nostra sicurezza pubblica, per la nostra privacy e per la nostra democrazia.”

Dietro le quinte di Facebook

Oggi Frances Haugen, ingegnere informatico laureata ad Harvard, ha ribadito le sue accuse davanti al Congresso americano. La Haugen ha fatto parte del “Civic Integrity team” di Facebook, il suo compito era analizzare i dati per vigilare sulla diffusione di notizie politiche e analizzare gli eventuali utilizzi illeciti di Facebook da parte di governi o di diffusori di fake news. Dopo appena due mesi di attività il “Civic Integrity Team” di Facebook è stato chiuso, e ora Frances Haugen lotta perché il mondo venga a sapere la verità.

La ex product manager ha lanciato un serio all’allarme anche sugli effetti di Facebook e Instagram sulla nostra salute mentale. In particolare, ci sarebbero dei rapporti scientifici oscurati che rivelano quanto Instagram sia dannoso per le ragazzine e istighi in loro gravi disturbi alimentari. Depressione e bullismo sarebbero altri danni correlati all’utilizzo quotidiano di Facebook e Instagram. I social sono dannosi per la salute psico-fisica degli adolescenti, ma non solo, avrebbero anche gravi conseguenze sugli adulti.

“I social network sono come gli oppiodi. Creano dipendenza. E questo Mark Zuckerberg lo sa.”

Frances Haugen punta il dito contro Mark Zuckerberg, accusandolo di avere una responsabilità in merito. Potrebbe rendere Facebook un luogo più sicuro, ma non lo fa, perché significherebbe mettere in crisi il profitto di un intero sistema. Ancora una volta le ragioni sono innanzitutto economiche: Facebook ricava degli guadagni astronomici dalle persone che diffondono i propri dati tramite la piattaforma. Rallentare il sistema, creare dei margini di sicurezza significherebbe perdere soldi. Ecco perché Mark Zuckerberg fa orecchie da mercante e continua a intessere la rete diabolica e geniale del suo social network.