Ecco la vera storia del rapimento di Aldo Moro: i 55 giorni di prigionia dell’ex Presidente del Consiglio sono raccontati in Esterno notte.
Dal 1968 ai primi anni ’80 l’Italia la Repubblica italiana ha conosciuto gli anni più difficili della sua storia, caratterizzati da violenze, rapimenti e attentanti. Sono i consideri anni di piombo che ancora oggi portano dietro di sé tanti misteri. Tra gli eventi storicamente significativi di quegli anni ci fu sicuramente il rapimento e il successivo omicidio per mano delle Brigate Rosse di Aldo Moro. I 55 giorni di prigionia dell’ex Presidente del Consiglio e leader della Democrazia Cristiana sono raccontati nella serie TV Esterno notte: vediamo ora qual è la storia vere che c’è dietro alla fiction.
Esterno notte: la storia vera del rapimento di Aldo Moro
La mattina del 16 marzo del 1978 l’onorevole Aldo Moro si stava recando a Montecitorio per la presentazione al Parlamento del nuovo governo guidato da Giulio Andreotti. Mentre si trovava in via Mario Fani, l’auto su cui viaggiava fu bloccata da un commando delle Brigate Rosse: gli assalitori hanno poi aperto il fuoco verso gli uomini della scorta dell’onorevole uccidendo i carabinieri Oreste Leonardi e Domenico Ricci e i poliziotti Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi.
Aldo Moro fu poi portato al covo di via Montalcini 8, dove avrebbe poi trascorso 55 giorni. I brigatisti avanzarono alcune richieste per liberare Aldo Moro ma da parte del Governo ci fu sempre una ferma opposizione all’idea di aprire una trattativa con i sequestratori.
Durante quei 55 giorni di prigionia Aldo Moro scrisse diverse lettere, alcune destinate ai suoi famigliari, altre che ai colleghi di partito, ai quotidiani e anche a Papa Paolo VI. Non tutte le 86 lettere furono però recapitato e vennero successivamente ritrovate nel covo. Di queste lettere si è discusso molto perché, sostennero in molti, non rappresentavano il reale pensiero di Aldo Moro ma furono dettate dai brigatisti. Aldo Moro fu poi ucciso la mattina del 9 maggio del 1978.