Il racconto intimo di Ema Stokholma al Giffoni Festival nell’incontro con la sezione IMPACT. L’infanzia difficile e le conseguenze sulla sua vita.

Ospite alla penultima giornata del Giffoni Festival durante l’incontro con la sezione IMPACT, Ema Stokholma ha avuto modo di ripercorrere alcune tappe della sua vita. Molto importanti i passaggi relativi all’infanzia difficile vissuta con violenze e abusi all’ordine del giorno che l’hanno portata a scappare di casa quando ancora era molto piccola.

Ema Stokholma, l’infanzia e l’analisi

Ema Stokholma
Ema Stokholma

Nel corso dell’incontro, la bella Ema ha spiegato che non sia stato facile trovare la sua strada. Lei, conduttrice, speaker e dj ha dovuto fare i conti con diverse problematiche: “Inizialmente è stato difficile, quando fai tante cose si chiedono se sei davvero brava o se stai solamente cercando la tua strada. Io non ascolto solo un genere musicale, non vedo un solo film, mi piace spaziare. Il mio lavoro è come una scuola, richiede un aggiornamento continuo. Più cose faccio, più imparo e più mi diverto”, ha detto.

In questo senso la Stokholma ha ammesso che la sua infanzia sia stata determinante in questa ricerca anche nella vita professionale: “La mia infanzia ha influenzato il mio carattere, il mio modo di prendere le cose. Il passato condiziona il presente, ma non deve condizionarti anche il futuro. Vado in analisi da dieci anni e senza di essa non avrei potuto godere delle cose che mi succedono. Io ormai penso al futuro, non più al passato anche se mi ha segnata”.

L’ambiente da cui è scappata

La donna, come già accaduto in passato, non ha nascosto le difficiltà della sua vita. Quando era piccola, infatti, la Stokholma ha dovuto fare i conti con una serie di violenze e un ambiente “abusante” in famiglia. In questo senso Ema ha detto: “Ho vissuto in un ambiente molto violento e abusante, ero depressa e ansiosa da bambina però in fondo sapevo che quello che mi stava succedendo non era normale. Forse il mio lato francese mi spingeva a desiderare di rivoluzionare le cose. Se dovessi tornare indietro direi alla me adolescente: ‘Hai ragione, tieni duro, vai e lasciati andare. Ne vale la pena’”. E in questo senso, la Stokholma a sei anni è andata via: “Si può sempre scappare, si deve scappare […]. Sono scappata di casa che ero giovanissima, la prima volta avevo sei anni, la seconda otto, finché un giorno non ce l’ho fatta davvero. Quando è successo avevo ancora bisogno di affetto, di educazione […]”.

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