Educazione sessuale al British Museum: così facevano sesso nell’antichità

Educazione sessuale al British Museum: così facevano sesso nell’antichità

Il British Museum di Londra ha lanciato una nuova iniziativa: lezioni di educazione sessuale per studenti, a partire da dipinti e sculture erotiche.

Andare in gita scolastica al museo è un grande classico. Di solito, però, le scuole portano gli studenti nei musei per fargli imparare la storia, l’arte e le scienze, non certo il sesso!

Il British Museum di Londra, invece, ha lanciato una nuova iniziativa per gli studenti: lezioni di educazione sessuale, a partire dalla vastissima collezione di sculture e dipinti erotici conservati nel museo.

Lezioni di educazione sessuale al British Museum

L’idea di fare educazione sessuale mostrando ai ragazzi come gli antichi facevano sesso è stata del direttore del British, il tedesco Hartwig Fischer. “Offriamo a tutte le scuole della Gran Bretagna un programma di educazione sessuale e di relazioni sessuali”, ha dicharato Fischer a Reppubblica.it. Per gli studenti verranno organizzati laboratori e seminari, che gli permetteranno di imparare come il sesso si è evoluto nel corso dei secoli.

Verranno affrontati anche temi difficili, come la pornografia e l’erotismo, l’omosessualità e la bisessualità. A fare da base e supporto a le lezioni saranno i preziosi reperti custoditi nel museo, provenienti dall’antica Roma, dall’Egitto, dalla Grecia, dal Giappone, dalla Cina, dalla Mesopotamia e dal mondo Atzeco.

Tra questi reperti ci saranno la discussa Warren Cup, una coppa dell’antica Roma bandita in passato da un’esibizione negli Stati Uniti a causa delle immagini troppo esplicite che la decorano, e la Ain Sakhri, una scultura proveniente dal deserto della Giudea, ritenuta la più antica rappresentazione di una scena di sesso. Ci saranno poi opere erotiche giapponesi, nelle quali sono rappresentate scede di sacerdoti buddisti che seducono novizi, donne che si masturbano e uomini con genitali enormi. Insomma, certamente non le solite cose che di solito vengono mostrate alle scolaresche in gita!

“È un modo per ampliare la missione civica dei musei, con la possibilità di affrontare argomenti difficili in uno spazio protetto. – ha aggiunto il direttore del museo – Ed è più facile parlare di sessualità nel contesto di opere d’arte che esistono da millenni, familiarizzandosi con le culture di civiltà distanti nel tempo e nello spazio”.