Diventare madre non è sinonimo di partorire

Diventare madre non è sinonimo di partorire

L’aborto e la maternità consapevole. Chi crede che la maternità sia qualcosa di puramente naturale e biologico si sbaglia.

Diventare madre non significa soltanto restare incinta e partorire un bambino, proprio come se sia il corpo stesso di ogni donna ad essere stato creato per questo scopo. Essere madre è molto di più che un semplice atto biologico che ha a che fare con la riproduzione della specie.

La maternità è una condizione biologica?

Sono in molti ancora a ritenere che tutte le donne sia delle madri nate, il cui ruolo nel mondo è quello di mettere al mondo dei bambini e di prendersene cura. Ma siamo davvero sicuri che questo valga per tutte?

Da un lato è certamente vero che tutte le donne possono essere considerate “biologicamente mamme” perché saranno loro, una volta trovato il partner giusto e una volta raggiunta quella fase della vita in cui un figlio è il completamento naturale della nascita di una famiglia, a portare nel loro ventre e a fra crescere una nuova vita. Il desiderio di dare alla luce un figlio è innato nella maggior parte delle donne ed è una componente essenziale per la felicità e per la soddisfazione personale di molte di esse.

I 9 mesi di gravidanza, con tutto il dolore e lo stress che comportano, culminano con il parto, che per molte gestanti è un vero e proprio incubo, tra dolori lancinanti, travagli di molte ore ed ansie per la salute del proprio bimbo. Alla fine di tutto, però, c’è proprio quella spinta naturale verso la maternità che consente alle donne di sopportare il parto stoicamente, siano esse “accompagnate” da un partner durante la gravidanza o siano esse state lasciate sole con il loro bambino che sta per venire al mondo.

Ma cosa succede a questo “istinto alla maternità” e a questa naturale propensione a mettere al mondo dei bambini da sempre attribuiti alle donne quando si decide di abortire.

La concezione dell’aborto come negazione degli istinti e della natura femminile

La scelta di praticare un aborto non è un modo per scaricarsi la coscienza né per tornare libere e senza preoccupazioni alla propria vita di tutti i giorni. Si tratta, in ogni caso, ad ogni età ed in ogni situazione, di un momento doloroso, duro, pesante, sia a livello fisico che emotivo.

Tutt’ora esistono persone che colpevolizzano le donne per la scelta di abortire, additando questa decisione come una negazione della naturale propensione del genere femminile a mettere al mondo dei figli, qualsiasi sia la loro condizione economica, sociale, psicologica, sentimentale.

Chi considera le donne portatrici di un dovere atavico di essere madri fallisce, scontrandosi con il sacrosanto principio di libertà di scelta della popolazione femminile, che non è madre solo in quanto appartenente ad un genere o ad un sesso, ma è madre quando la scelta di maternità è consapevole.

La maternità consapevole e l’interruzione di gravidanza

Un bambino che viene al mondo non sarà cresciuto da una madre capace e consapevole solo in quanto donna. Essere madre è molto, molto di più del mero atto di partorire un bimbo dopo averlo portato nel pancione per 9 mesi.

Proprio a questo punto l’essere madre biologica e l’essere, semplicemente, una donna che ha partorito si sovrappongono, dando in alcuni casi risultati eccezionali nella cura e nella crescita di un adulto sano e felice, ed in altri casi risultati deludenti, se non disastrosi.

Detto ciò è quasi scontato stabilire che l’essere madre non è sinonimo di restare incinta e partorire, come l’aver abortito non è una negazione della vocazione femminile di diventare mamma.

L’aborto e la decisione di non portare a termine una gravidanza sono scelte dolorose, quasi violente, per le donne. Secondo uno studio affrontato dal noto portarle Inran.it in casi come questi la sofferenza psicologica e quella fisica si mescolano, abbattendo i loro naturali confini di separazione.

Ma cosa significa essere madri consapevoli? Di certo non mettere al mondo un bambino senza avere le capacità economiche, sentimentali, sociali e familiari per crescerlo in modo che si senta amato, che diventi un adulto sano e psicologicamente preparato ad affrontare il mondo con le proprie capacità e le proprie forze.

Un Paese civile deve essere in grado di dare alla donna libertà di scelta, perché la gravidanza è un dono, ma anche una enorme responsabilità.