Che differenza c’è tra profughi e rifugiati: alla scoperta dei termini di ‘guerra’

Che differenza c’è tra profughi e rifugiati: alla scoperta dei termini di ‘guerra’

Che differenza c’è tra profughi e rifugiati? Andiamo alla scoperta dei termini di ‘guerra’, compresi immigrati e clandestini.

In tempi di guerra, sono molti i termini che vengono utilizzati nelle trasmissioni di informazione o sui quotidiani e spesso si genera una grande confusione. Vediamo che differenza c’è tra profughi e rifugiati, nonché la definizione di immigrati, clandestini, richiedenti asilo e altre parole tipiche dei conflitti più o meno gravi.

Che differenza c’è tra profughi e rifugiati?

Anche se entrambi fuggono da una situazione insostenibile, c’è una grande differenza tra profughi e rifugiati. Si considera profugo colui che, per colpa della guerra, di invasioni, rivolte o catastrofi naturali lascia il proprio paese. Il rifugiato, invece, ha una situazione un po’ più complessa, definita dalla Convenzione di Ginevra del 1951, voluta dalle Nazioni Unite e firmata da ben 147 Paesi.

Sul trattato in questione, precisamente all’articolo 1, si legge che si definisce rifugiato una persona che “temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o opinioni politiche, si trova fuori del paese di cui ha la cittadinanza, e non può o non vuole, a causa di tale timore, avvalersi della protezione di tale paese“. Non è un caso, ovviamente, che la Convenzione di Ginevra sia stata firmata dopo i crimini avvenuti durante la Seconda Guerra Mondiale.

I rifugiati, come suggerisce il nome, cercano rifugio fuori dalla terra natale perché se tornassero nel proprio paese potrebbero essere vittime di persecuzioni. Queste ultime, anche se considerate violazioni dei diritti umani fondamentali, sono perpetuate in nome della razza, della religione, della nazionalità, dell’opinione politica o dell’appartenenza sociale. Ogni anno sono tantissimi i rifugiati in ogni angolo del globo, tanto che è stata istituita una giornata mondiale: il 20 giugno.

Gli altri termini di ‘guerra’: dall’immigrato al richiedente asilo

Tra i termini di ‘guerra’ ce ne sono altri che spesso finiscono al centro di dibattiti piuttosto accesi. In primis, l’immigrato. Quest’ultimo è colui che decide di lasciare la propria terra natale di spontanea volontà per cercare fortuna altrove. A differenza del rifugiato, però, nel suo paese non è perseguitato e può farvi ritorno quando preferisce. Generalmente, un immigrato viene considerato regolare quando ha un permesso di soggiorno rilasciato dall’autorità competente. In caso contrario, si tratta di un migrante irregolare.

Il clandestino è colui che ha ricevuto un ordine di espulsione, magari perché immigrato irregolare, e non lo ha rispettato, rimanendo nel paese in questione. Si tratta di un richiedente asilo, invece, quando, anche se sprovvista di documenti regolari, la persona chiede il riconoscimento dello status di rifugiato o di altre forme di protezione internazionale.

Il beneficiario di protezione umanitaria è colui che non può essere considerato rifugiato ma ha comunque bisogno di aiuto perché considerato vulnerabile in campo medico, psichico o sociale. Per tali ragioni e per eventuali maltrattamenti non può essere rimpatriato. Se il danno che potrebbe subire una volta rimpatriato è considerato grave, si tratta di un soggetto che ha bisogno di protezione sussidiaria. Infine, abbiamo l’apolide, ovvero chi non ha la cittadinanza di nessun paese.