Eccezionale Veramente è il nuovo talent show comico di La7 con Diego Abatantuono che partirà il 14 marzo, e andrà in onda ogni lunedì in prima serata.
Lo show Eccezionale Veramente sarà condotto da Gabriele Cirilli con una squadra di giudici capitanata da Diego Abatantuono, Paolo Ruffini e Selvaggia Lucarelli. Diego Abatantuono dichiara:” Se su un argomento non si ride, c’è qualcosa che non va” ma “è una questione di limiti”. Diego Abatantuono e Paolo Ruffini hanno parlato di cosa non li fa ridere e della difficoltà di trovare sempre la battuta giusta, che è un po’ come prendere un treno al volo.
Abatantuono ricordando i suoi esordi dichiara:
«Gran parte del nostro lavoro è fatto da occasioni casuali, di treni che passano. Può passarne anche uno solo, nella vita, e devi saltarci su al volo. Il ricordo più importante della mia adolescenza è il Derby: ho iniziato a lavorare lì a 15 anni, come tecnico delle luci. Lì incontravi i grandi comici, ti potevi fermare a chiacchierare con Dario Fo. Che cosa può accaderti di meglio?»
«Io, invece, il treno l’ho perso, eccome. Proprio il primo. A Livorno ho frequentato lo stesso liceo di Paolo Virzì. Il regista venne lì a cercare attori per il film Ovosodo. Frequentavo la terza liceo classico, ero il genere politicamente impegnato, con eskimo e capelli lunghi.
Passati i primi due provini, arriva l’ultimo, a Cinecittà. E decido di seguire il consiglio di mamma: “Tagliati i capelli e vestiti un po’ bene”. Così mi metto giacca, cravatta, arrivo ordinato come un ragioniere. Virzì mi vede e mi dice: “Sei proprio un cretino”. Il ruolo di “sballato” è andato poi a Marco Cocci», racconta invece Paolo Ruffini al settimanale diretto da Silvia Grilli.
Nel programma in onda su La 7 dal 14 marzo sono arbitri di comicità ma non su tutto si può scherzare: per Abatantuono «è una questione di limiti. Non potrei mai ridere su un bambino rapito o malato».
E Ruffini: «Io credo che se su un argomento non si ride, c’è qualcosa che non va. Ma ci sono anche attitudini personali. Io non sarei in grado di fare una battuta sull’olocausto. Benigni, invece, l’ha fatto in La vita è bella con un risultato da Oscar».