Il figlio di Simona Ventura e Stefano Bettarini, Giacomo, è stato scelto per Bellamà da parte del conduttore Pierluigi Diaco.
Ha fatto discutere la scelta di Pierluigi Diaco di inserire nel cast di Bellamà, a partire dalla prossima edizione, il figlio di Simona Ventura e Stefano Bettarini nel gruppo dei giovanissimi contrapposto a quello dei Boomer. In tanti si sono chiesti se questa decisione sia stata dettata da fattori esterni alle qualità del ragazzo. In questo senso il presentatore ha spiegato tutto al settimanale Chi.
Diaco e il figlio di Simona Ventura a Bellamà
Diaco ha voluto subito rispondere alle curiosità sulla scelta del figlio di Simona Ventura e Bettarini per Bellamà che andrà in onda su Rai 2: “Ci sono state più di 4 mila iscrizioni al sito di Rai Casting, però, quando ho saputo che fra queste iscrizioni c’era stata pure quella di Giacomo mi sono incuriosito. Non lo conoscevo, gli abbiamo fatto un provino, via remoto, con Skype, e siamo rimasti colpiti”.
Da cosa nel dettaglio? Il conduttore ha spiegato: “Per la gentilezza e la rabbia, è stato lui a chiamarla così, rabbia, quello è il sentimento che lo attraversa, è un ragazzo che cerca un riscatto – e questo è comprensibile – dall’essere visto e vissuto come figlio dì. L’abbiamo preso. Ora è ovvio che fa titolo, ma sarà trattato come tutti gli altri”-
Le rivelazioni sulla vita privata
Nel corso dell’intervista non è mancato anche qualche passaggio molto privato come l’amore per Alessio Orsingher: “Alessio ha destrutturato tutte le mie convinzioni sui sentimenti, nel senso che, innanzitutto, mi ha veramente insegnato che cos’è l’amore, ha messo in crisi la mia parte più seduttiva, fanatica”. E ancora: “Il fatto è che ho sempre alimentato la mia seduzione, ho sempre pensato che il sentimento dell’amore fosse legato alla conquista, non mi sono mai fermato per costruire, per rendere solido un rapporto, Alessio mi ha preso per mano, mi ha portato in un territorio che non conoscevo, di cui ero ignaro, e giorno dopo giorno mi ha fatto capire non solo quanto fosse bello costruire uno spazio, ma anche un territorio sentimentale comune”.
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