Daniele Amato scarpe autunno inverno 2016 presenta la collezione per una donna forte e combattiva ma morbida e sensuale proprio come Diana dea della caccia
Daniele Amato scarpe autunno inverno 2016 ha presentato la nuova collezione del giovane shoes designer Daniele Amato, apprezzato perfino da Manolo Blahnik, che per la sua donna trova ispirazione da Diana la dea della caccia e della natura e immagina le sue creazioni per una donna determinata e combattiva ma al contempo morbida e sensuale. Una donna tenace che danza con disinvoltura su tacchi vertiginosi attraversando la giungla urbana dei nostri tempi e muovendosi leggiadra e sinuosa come un serpente nella fitta vegetazione.
Daniele Amato scarpe autunno inverno 2016
La collezione Daniele Amato scarpe autunno inverno 2016 fa numerosi riferimenti al mondo della natura, indispensabile per la composizione della palette cromatica e per la scelta di materiali esotici e più comuni che vengono accostati tra loro alla ricerca del perfetto equilibrio.
Le calzature in particolare, rielaborano gli elementi più significativi di quelle indossate dalla dea durante le lunghe giornate di caccia.
Morbidi cinturini di camoscio avvolgono dolcemente il piede sottolineando l’aspetto più romantico e femminile della donna Daniele Amato, mentre alti stivali di pelle, stringati e fibbiati, ne esaltano il lato più combattivo e selvaggio.
Diana è anche la dea della luna, una donna vivace e brillante come la luce che filtra tra le fronde degli alberi; misteriosa e intrigante come la notte.
L’impiego di velluto blu e nero e del tessuto cangiante, elementi centrali della capsule dedicata alla sera, attribuiscono una immagine tangibile e concreta all’idea astratta del manto della notte.
Diana è cacciatrice e al contempo protettrice degli animali così come la donna immaginata da Daniele Amato è una donna in perfetto equilibrio fra gli opposti dell’essere metaforicamente paragonabile ad un albero stabile e dal tronco robusto che conserva fiori e boccioli dall’aspetto tanto perfetto quanto effimero.
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