È su Netflix la serie sul serial killer che ha terrorizzato l’America dagli anni ’70 agli anni ’90, il Mostro di Milwaukee. Ecco la storia vera di Dahmer.
Il 21 settembre 2022 è uscita sulla piattaforma Netflix la serie Dahmer – Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer, creata da Ryan Murphy. Il regista, autore anche di American Horror Story e American Crime Story, ha lavorato insieme all’attore Evan Peters per mettere in scena la vita di Jeffrey Dahmer: il serial killer che tra gli anni ’70 e gli anni ’90 ha terrorizzato lo stato del Wisconsin arrivando a compiere 17 efferati omicidi.
La serie tv, composta da 10 episodi, racconta in maniera molto cruda e violenta l’infanzia e l’età adulta dell’uomo, fino al culmine della sua violenza nel 1990. In pochissimo tempo è arrivata al 1° posto nella classifica di Netflix, suscitando però non poche critiche. Scopriamo la storia vera di Dahmer, soprannominato nella cultura di massa: il cannibale di Milwaukee.
L’infanzia e l’adolescenza di Jeffrey Dahmer
Jeffrey Dahmer nacque il 21 maggio 1960 a Milwaukee, nello stato del Wisconsin. L’uomo ebbe un’infanzia relativamente tranquilla fino ai 6 anni, ma successivamente divenne un ragazzino particolarmente chiuso e apatico, anche a causa della poca attenzione che gli riservavano i genitori. Il padre, infatti, era continuamente in viaggio per lavoro mentre la madre soffriva di una grave forma di depressione e rimaneva a letto anche per giorni interi.
All’età di 8 anni, Dahmer iniziò a collezionare resti di animali morti, che si divertiva poi a scogliere nella candeggina, impalare o seppellire nel giardino di casa. Un primo segno di una mente già malata, che peggiorò ulteriormente nel periodo dell’adolescenza, quando iniziò a consumare grandissime quantità di alcool. Oltre a questo il ragazzo realizzò molto presto di essere omosessuale, tenendolo però nascosto ai suoi genitori.
Nel 1978, a soli 18 anni, compì il suo primo omicidio.
Jeffrey Dahmer: le vittime degli omicidi dagli anni ’70 agli anni ’90
Nel giugno del ’78, poco dopo il divorzio dei suoi genitori, Jeffrey Dahmer uccise Steve Hicks, un autostoppista di 19 anni. Dahmer invitò il ragazzo nella casa vuota dei suoi genitori a bere una birra, dove poi lo colpì con un manubrio da 5kg e lo soffocò. Il killer smembrò il cadavere, gettò alcuni pezzi del corpo nel gabinetto mentre altri li seppellì nel giardino di casa. Il suo secondo omicidio avvenne quasi 10 anni più tardi, nel 1987, e fino al 1990 uccise 4 ragazzi.
In questo periodo viveva a casa della nonna, disoccupato a causa dei suoi problemi di alcolismo. Continuava a frequentare bar gay dove sceglieva le sue vittime, tutti ragazzi adolescenti di origine afroamericane, messicane e asiatiche. Le vittime venivano adescate con la proposta di un rapporto sessuale, venivano poi strangolate e successivamente aveva dei rapporti sessuali con i loro cadaveri.
Nel 1989 venne cacciato dalla casa della nonna a causa del suo comportamento e dell’odore nauseabondo che saliva dalla cantina, luogo in cui il killer uccideva le vittime.
I 12 omicidi dal ’90 al ’91 e la cattura
La furia omicida ebbe il suo picco nel 1990, e in poco meno di un anno Jeffrey Dahmer uccise 12 adolescenti, tutti con lo stesso modus operandi dei precedenti. Si fingeva un fotografo interessato a scattare qualche foto e li portava nel suo appartamento. Dopo di che li uccideva, smembrava i cadaveri e praticava atti di necrofilia e cannibalismo su di essi. Tutti gli omicidi erano documentati da lui attraverso numerose fotografie che mostravano l’intero processo.
I resti dei corpi venivano tenuti in frigo e alcune teste venivano bollite per usare i teschi come soprammobili. Durante questi mesi non venne mai catturato, nonostante le lamentele da parte dei suoi vicini riguardo agli strani rumori e a ai tremendi odori che provenivano dal suo appartamento.
Il 22 luglio del 1991, dopo che un ragazzo riuscì a scappare dal suo appartamento e avvertire la polizia, Jeffrey Dahmer fu arrestato e condannato all’ergastolo. La rivelazione di quello che succedeva all’interno del suo appartamento sconvolse l’America, i poliziotti trovarono resti umani sul letto, nel frigorifero e il killer collaborò con le autorità confessando i particolari più macabri di quegli anni di omicidi. Dahmer non ha però scontato la sua pena perché nel 1994 fu ucciso da un compagno di prigione che soffriva di schizofrenia.
Le critiche alla serie tv dalle famiglie delle vittime
La serie tv che racconta la storia di Jeffrey Dahmer ha suscitato diverse critiche legate al fatto che Ryan Murphy non ha chiesto l’autorizzazione alla famiglia delle vittime prima di trattare la vicenda. Eric Perry, cugino di una delle vittime, ha criticato la serie su Twitter dicendo: “Non voglio dire a nessuno cosa guardare, lo so che il true crime va molto in questo periodo, ma se siete curiosi la mia famiglia (gli Isbell) è davvero inca**ata nei confronti di questo show. Ci sta traumatizzando ancora e ancora e per cosa? Quante film/serie/documentari servono?”.
Critiche pesanti sono state anche rivolte verso l’eccessiva violenza della serie, considerata da molti troppo esplicita e a tratti gratuita. La serie è infatti vietata ai minori di 18 anni per contenuti forti di sesso, violenza e abusi.