L’infezione da Covid nei bambini non è solo pericolosa nella sua fase acuta, ma si temono anche i rischi a lungo termine.
In seguito alla recente approvazione dei vaccini anti-Covid per e fasce d’età tra i 5 e gli 11 anni, si discute sempre più spesso della pericolosità del Covid nei bambini. Il dibattito nasce proprio dal fatto che all’inizio la percentuale di bambini affetti era molto basse, tuttavia preoccupa proprio l’aumento dei casi nella fascia di età al di sotto dei 12 anni. Quali sono le maggiori preoccupazioni? Proprio come per gli adulti il pericolo maggiore è dato dai rischi del long Covid, vediamo di cosa si tratta.
Covid nei bambini e rischi a lungo termine
Ogni settimana l’Università Cattolica e La Stampa stilano un report sugli studi più recenti e sull’andamento della pandemia. All’interno dell’ultimo report si è parlato anche degli effetti sia a breve che a lungo termine del Covid nei bambini. Il long Covid è, infatti, definito come la persistenza dei sintomi anche dopo la fase acuta dell’infezione.
In particolare è stato condotto in Svezia uno studio prospettico per analizzare gli effetti a lungo termine della patologia MIS-c, ossia la sindrome infiammatoria multisistemica. Nel 36% dei bambini seguiti durante lo studio, i sintomi, tra cui la stanchezza, persistevano anche dopo le 8 settimane. Inoltre, nel 5% dei casi sono anche stati riscontrate alterazioni cardiache. Già in precedenza uno studio pubblicato sul British Medical Journal aveva messo in luce gli effetti del long Covid nei bambini. La ricerca aveva, infatti, rilevato che un bambino su sette presentava ancora disturbi dopo 15 settimane dall’infezione.
L’importanza della vaccinazione nei bambini
Lo stesso comunicato della Commissione Tecnico Scientifica di AIFA sottolinea l’importanza della vaccinazione. Il parere della CTS è chiaro e sottolinea come l’infezione nei bambini possa “essere associata a conseguenze gravi, come il rischio di sviluppare la sindrome infiammatoria multisistemica (MIS-c), che può richiedere anche il ricovero in terapia intensiva”.