Il nuovo monitoraggio del Covid in Italia torna a preoccupare: scendono i contagi ma sale l’indice Rt.
Come ogni settimana, arriva puntuale il monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di sanità per quanto riguarda la diffusione del Covid in Italia. E dall’esame svolto dalla cabina di regia emergono delle piccole preoccupazioni rispetto al recente passato. Continuano infatti a scendere i contagi da Covid, anche se con un passo piuttosto lento, ma risale l’indice Rt, ossia l’indice di contagio, che arriva passa da 0,91 a 0,94, non distante ormai dal livello epidemico uno che sembrava lontanissimo solo poche settimane fa.
Indice Rt in salita: preoccupa il monitoraggio del Covid
Stando ai numeri pubblicati nel monitoraggio settimanale sembra evidente che una parte del virus stia viaggiando sottotraccia in Italia. In queste settimane sono evidentemente sempre meno, infatti, le persone che fanno un tampone dopo un contatto stretto o quando manifestano lievi sintomi. Si spiega così l’abbassamento di contagi a fronte di un indice che invece sembra essere in costante risalita.
Entrando nel dettaglio, l’incidenza dei casi settimanali ogni 100mila abitanti scende da 48 a 45 contagi, mentre resta stabile, e questo è un dato importante e che va rimarcato, il tasso di occupazione dei posti letto nei reparti di medicina, fermo al 5,2%. Sale invece, purtroppo, quello relativo alle terapie intensive, che guadagna un decimale e ora arriva a 1,4%. Per quanto riguarda la situazione regionale, non ci sono ad oggi regioni ad alto rischio, mentre sono dieci quelle a rischio moderato.
Le regioni a rischio moderato
Rispetto alla scorsa settimana c’è dunque un miglioramento a livello regionale. Nessuna regione è infatti ad alto rischio, anche se emergono ancora dieci regioni con un rischio moderato. Si tratta in particolare della Calabria (per cui si segnala un’alta probabilità di progressione nel livello di rischio), dell’Emilia-Romagna, della Liguria, delle Marche, del Piemonte, della Puglia, della Toscana, della Valle d’Aosta, del Veneto e della provincia autonoma di Trento.
Risultano invece a rischio basso, secondo i dati diffusi dal monitoraggio e ai sensi del Dm 30 aprile 2020, undici regioni. Entrando maggiormente nel dettaglio, l’analisi dei dati fa emergere molteplici allerte di resilienza in quattro regioni/province autonome, mentre sono quindici quelle che riportano almeno un’allerta di resilienza. Insomma, non c’è ancora alcun motivo per allarmarsi, ma è evidente che, anche in una situazione largamente lontana rispetto a quella vissuta nel recente passato, resta necessario non abbassare la guardia.