Si rischia la prigione per l’uso di WhatsApp: ecco le 6 cose da non fare mai

Su Fanpage sono stati analizzati i casi più pericolosi di un uso improprio dell’app di messaggistica più famosa, WhatsApp.

Il mondo dei social network è ricco di insidie, in particolare quando si parla di condivisione di contenuti illegali o messaggi diffamatori o a sfondo raziale. Così come Facebook e gli altri social, che sono i primi a essere oggetto di controlli da parte della Polizia Postale, anche le app di messaggistica, in particolare WhatsApp, la più scaricata e la più usata nel mondo, possono contenere delle attività illegali e perciolose, che potrebbero portare a provvedimenti legali che possono anche culminare con la reclusione.

Fanpage, da questo punto di vista, ha chiesto a Dottoressa Fabiola Silvestri, Dirigente del Compartimento della Polizia Postale e Comunicazioni di Piemonte e Valle D’Aosta, quali sono i casi più pericolosi e illegali nell’uso di WhattsApp. Scopriamo di più.

6 cose da non fare su WhatsApp, pena la prigione!

• Una delle attività da non fare mai su WhatsApp riguarda la creazione di gruppi in cui si condivide materiale pedo-pornografico. Da questo punto di vista gli amministratori di questi gruppi possono essere rintracciati e denunciati dalla Polizia postale.

La Dott.ssa Silvestri ha spiegato a Fanpage: “L’attività investigativa della Polizia Postale è rivolta proprio all’individuazione sia degli amministratori che dei partecipanti ai gruppi. Ciascuno di questi potrebbe incorrere nella commissione di vari reati tra i quali ad es. la diffamazione e le minacce, stante il fatto che tali gruppi sono spesso utilizzati per commentare fatti d’attualità che suscitano grande fervore. Le tecniche forensi che negli anni sono state sviluppate consentono di ricostruire in modo analitico lo storico delle attività di ogni singolo utente definendo di conseguenza i singoli profili di responsabilità”.

Se si entra involontariamente in una di queste chat, il consiglio è di segnalare prontamente alle autorità.

• Un’altra cosa molto grave è la condivisione di clip pornografiche all’insaputa del proprietario. I casi di revenge porn sono fortemente illegali, e aumentano la loro gravità in casi di soggetti minorenni.

Fonte foto:https://pixabay.com/it/photos/whatsapp-tech-tecnologia-iphone-1212017/

Molestare qualcuno su WhatsApp può essere oggetto di denuncia dalla vittima, che può rivolgersi alla Polizia postale.

Per questo caso Silvestri ha spiegato ancora le modalità per potersi tutelare: “Nel caso di molestie realizzate tramite qualsiasi strumento, anche virtuale come WhatsApp, la vittima può formulare querela per il reato di cui all’art. 660 c.p. Il responsabile va incontro ad una pena dell’arresto fino a 6 mesi o dell’ammenda fino a 516 €. In casi più gravi ove la condotta acquista i caratteri della serialità potrebbe essere integrato il reato di atti persecutori di cui all’art. 612 bis c.p.“.

Creare account fake con il nome di qualcun altro, in particolare di soggetti inconsapevoli che potrebbero essere invischiati in casi di cyberbullismo e stalking.

• Un’altra cosa da non fare mai è la condivisione di messaggi che inneggiano all’odio contro le religioni e contro gruppi etnici. I cosiddetti hate speech.

• Infine, la condivisione di fake news può portare a reati gravi. L’esperta spiega in questo modo perché: ” Questo comportamento può integrare il reato di diffamazione in particolare quando viene lesa la reputazione di terzi. In casi più gravi, la fake news potrebbe addirittura incidere sulla sicurezza pubblica comportando per il responsabile la commissione di reati quali il procurato allarme presso l’autorità o la pubblicazione notizie false atte a turbare l’ordine pubblico“.

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