Virus zombie: cosa sono, come riescono a sopravvivere per migliaia di anni e perché sono in grado di contagiare gli esseri umani.
C’è un nuovo pericolo per gli esseri umani. Un pericolo che arriva addirittura dalla preistoria. Sembra l’inizio di un film horror, o di fantascienza. Invece, è la realtà dei fatti. L’aumento delle temperature globali sta condizionando infatti il permafrost, lo strato di suolo ghiacciato. Uno scioglimento che sta “liberando” dalla gabbia di ghiaccio dei virus che dormivano da migliaia di anni, e già ribattezzati “virus zombie”. Un nuovo elemento di preoccupazione a livello globale, considerando che molti di questi virus provenienti da un’altra epoca sono in grado di contagiare l’essere umano.
Virus zombie: il pericolo proveniente dai ghiacciai
A confermare la pericolosità di questo fenomeno di risveglio è stato Jean-Michel Claverie, professore emerito di medicina e genomica all’Università di Marsiglia. Dopo aver esaminato alcuni campioni di permafrost provenienti dalla Siberia, sin dai primi anni 2000 il professore ha scoperto l’esistenza di questi virus rimasti intrappolati del ghiaccio. Virus cui è riuscito a risvegliare nel 2014, ritrovando caratteristiche infettive risalenti a 30mila anni fa. Un esperimento che ha riguardato solo organismi non in grado di attaccare animali ed esseri umani.
Da allora la ricerca è andata avanti senza sosta, e sono stati isolati diversi ceppi di virus provenienti dal permafrost, ognuno in grado di infettare cellule di ameba in coltura e risalenti dai 27mila ai 48500 anni fa. Lo stesso Claverie, interpellato dalla CNN: “Vediamo le tracce di molti, molti altri virus. Sappiamo che sono lì. Non sappiamo per certo se siano ancora vivi. Ma il nostro ragionamento è che se i virus dell’ameba sono ancora vivi, non c’è altro motivo per cui gli altri virus non siano ancora vivi e in grado di infettare i propri ospiti“.
I virus zombie possono contagiare l’uomo?
Va detto che non è la prima volta che si parla di virus provenienti da altre epoche e in grado di contagiare anche l’essere umano. Virus e batteri di questo tipo sono stati individuati già molti anni fa, ad esempio all’interno di un frammento polmonare prelevato dal corpo di una donna riesumato nel 1997 in Alaska. Le ultime ricerche di Claverie sembrano dunque essere solo una conferma.
C’è dunque un potenziale grande rischio da dover considerare in relazione allo scioglimento del permafrost? Gli scienziati non sono ancora in grado di dare una risposta certa. Non è possibile stabilire se i virus congelati siano ancora in grado di rimanere contagiosi se esposti alle attuali condizioni, né è possibile ipotizzare se il virus possa incontrare un ospite che sia adatto alla propria sopravvivenza. Il rischio, però, potenzialmente esiste e per questo motivo è necessario continuare a monitorare questo tipo di situazioni, per evitare che la prossima pandemia possa essere causata da un “virus zombie”.