L’espressione zona rossa, con la prima ondata di contagi da Covid-19, è diventata comune, ma con la seconda ondata ancora di più. Cosa vuol dire davvero? Qual è la sua origine?
Con l’arrivo del Covid-19 in tutto il mondo, prima come epidemia e poi come pandemia globale, sono diventate di uso comune alcuni termini, come “lockdown” e “zona rossa”. Generalmente, quest’ultima locuzione indica un luogo ad alto rischio (che sia esso sociale, ambientale o di altra natura) con conseguenti vincoli precauzionali o veri e propri divieti. Qual è, però, l’origine? Vediamo il significato e gli usi dell’espressione zona rossa.
- Origine: è un termine di guerra;
- Quando viene usato: per indicare un luogo soggetto a forti rischi (nel caso della pandemia da Covid-19 un luogo ad alto rischio di contagio);
- Lingua: dal francese Zone Rouge;
- Diffusione: globale (tradotto).
Il significato di zona rossa: perché si dice così?
Siamo in Francia, dopo l’11 novembre 1918 (data della fine della prima guerra modiale) ed è proprio in questo contesto che si parla di Zone Rouge (zona rossa, trad). Così vennero definiti quei territori – non contigui – a nord-est del Paese che risultavano completamente devastati dopo il conflitto, senza possibilità di vita umana né di interventi migliorativi.
Il Governo francese allora decise di espropriare una zona di 1.200 chilometri quadrati e isolarla completamente, impedendone ogni accesso o utilizzo.
Zona rossa e Coronavirus
Il termine zona rossa è tornato alla ribalta, dopo la prima ondata di contagi da Covid del mese di marzo 2020, con il Dpcm del 3 novembre 2020, dove alcune Regioni italiane, ad alto indice Rt tra gli altri fattori, sono state indicate come zone rosse, ovvero zone ad alto rischio.
In precedenza, dal 9 marzo 2020 tutto il nostro Paese fu dichiarato zona rossa, o per meglio dire zona protetta, mentre nei giorni precedenti solo alcune aree, della Lombardia e di alcune province confinanti, furono rese tali. Da questa data fino al 3 maggio 2020 in Italia ebbe luogo il lockdown.
Le prime due zone rosse legate al Coronavirus sono stati i comuni di Codogno e Vo’ Euganeo, identificati come i gli iniziali focolai dell’epidemia. Poi, l’8 marzo 2020, circa un terzo del nostro Paese è stato definito zona rossa: la Lombardia, ma anche le Province di Modena, Parma, Venezia, Padova, Treviso, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Asti, Alessandria, Novara, Vercelli e VCO (Verbano Cusio Ossola). In seguito, come ben sappiamo, è stato esteso a tutto il Paese.
Altri esempi di zona rossa
Chiaramente oggi ha assunto un significato peculiare, ma questa locuzione è stata usata molte volte in passato, per descrivere anche altri scenari: ricordiamo ad esempio Chernobyl o L’Aquila.
-La zona rossa del Vesuvio. Si dividono in zona rossa 1 e 2 i territori sottostanti il vulcano di Napoli: molti comuni (25 per la precisione) sono considerati a rischio in caso di attività vulcanica. In caso di necessità esiste quindi un piano di evacuazione ben definito per garantire l’incolumità dei 700.000 abitanti delle zone.
-La zona rossa di Chernobyl (o di alienazione). Dopo il terribile disastro di nucleare del maggio 1986, venne istituita una zona rossa per evacuare la popolazione che vi vivevano e impedir loro di rientrare. L’area nei 30 km dalla centrale, è detta Quarta Zona, la più contaminata di tutte, ma ci sono altri tre anelli concentrici.
-La zona rossa di L’Aquila. Dopo il sisma che il 06 aprile 2009 ha devastato la città abruzzese, non si può più accedere liberamente e in sicurezza al centro storico del capoluogo abruzzese ma anche di molte frazioni.