Cosa significa immunità di gregge?

Cosa significa immunità di gregge?

Immunità di gregge, anche detta di gruppo, se ne parla da due anni ma quando si raggiunge e cosa si intende esattamente con questo principio.

E’ un concetto che esiste dalla metà dell’800 e la pandemia del Covid-19 ha rilanciato in modo globale questo principio. Detto molto semplicemente l’immunità di gregge indica il raggiungimento di una alta percentuale della popolazione, in seguito al superamento della malattia  o dopo la vaccinazione, dello sviluppo di anticorpi specifici contro un agente infettivo. Ovvero il raggiungimento di una alta percentuale della popolazione coperta contro una infezione da virus o da malattia per impedirne la diffusione.

Cos’è l’immunità di gregge

Se un numero sufficienti di individui all’interno di una singola comunità, o gregge, ha anticorpi necessari per proteggersi da una infezione, quindi diventa immune, più questa avrà difficoltà di espandersi. E’ comunque una condizione in cui secondo dei modelli matematici la diffusione della malattia si azzera. La percentuale di popolazione immune fissata generalmente per raggiungere l’immunità di gregge è il 70%. Nel caso del Covid- 19 la comunità scientifica è stata costretta ad alzare la percentuale al di sopra del 90% di popolazione vaccinata. Questo per la produzione di anticorpi ad hoc contro la malattia e per raggiungere l’immunità di gregge. Questo per impedire al virus di circolare e per fare in modo di coprire anche chi non può o non riesce a vaccinarsi.

Infatti più facilmente si diffonde una malattia o un virus maggiore dovrà essere il numero di persone immuni, poiché come abbiamo visto l’immunità di gregge dipende dalla contagiosità della malattia o virus. Molte malattie, come ad esempio il morbillo, e molti virus, come ad esempio il Covid-19 e Sars, si diffondono facilmente e molto rapidamente, quindi il numero di individui immuni richiesti è maggiore rispetto ad una malattia meno contagiosa. Ad esempio nelle infezioni di facile diffusione, come il morbillo, si considera al sicuro l’intera popolazione quando almeno il 95% di essa risulta vaccinato.

Come raggiungere quindi l’immunità di gregge?

Due le strade possibili: la vaccinazione o attraverso lo sviluppo naturale degli anticorpi. Visto che il sistema immunitario dopo essere stato infettato sviluppa naturalmente una resistenza ad un virus o ad una malattia, l’immunità ha delle variabili individuali a seconda della malattia. Per secoli, prima dell’introduzione dei vaccini, le persone sono sopravvissute o meno alle malattie in questo modo. Il successo dell’immunità di gregge dipende dal numero di persone che diventano immuni alla malattia, anche se sono diversi i fattori che determinano e influenzano l’immunità.  Una volta raggiunta una percentuale elevata di immuni, quindi di copertura verso il virus o batterio responsabile della malattia, quest’ultimo non ha più possibilità di moltiplicarsi e diffondersi all’interno della popolazione. Quindi la sua propagazione è così bloccata grazie alla riduzione della trasmissibilità. Diventa quindi fondamentale l’immunità di gregge per arrestare il diffondersi della malattia infettiva.

Origine: inglese

Quando si usa: in casi di diffusione di un virus o malattia infettiva

Lingua: inglese

Diffusione: globale

Immunità di gregge

Significato e origine

La prima ipotesi sul comportamento evolutivo temporale di una malattia rappresentato da una funzione matematica è stata teorizzata, ma mai verificata, nel 1840 da W. Farr. Grazie alla registrazione dei casi di malattia relativi ad una epidemia di vaiolo a Londra, lo studioso comprende che il comportamento evolutivo temporale di una malattia può essere rappresentato da una funzione matematica. Teorizza che l’evoluzione temporale della malattia e gli eventi epidemici ad essa legati aumentano e diminuiscono secondo schemi relativamente simmetrici. Asseriva che l’epidemia da vaiolo è ostacolata, o anche arrestata, solo attraverso una vaccinazione che avrebbe protetto parte della popolazione. La presenza di individui immuni avrebbe fornito una protezione indiretta agli altri.

E’ nel 1923 che per la prima volta si parla di teoria  dell’immunità di gregge, proposta in uno studio di W.W.C. Topley e G.S. Wilson dal titolo “The Spread of Bacterial Infection. The Problem of Herd-Immunity”(“La diffusione dell’infezione batterica: il problema dell’immunità di gregge“), e in alcune ricerche epidemiologiche sui topi. La teoria è ripresa poi nel 1933 da A.W. Hendrich e la sua ricerca sulle epidemie di morbillo che si sono verificate negli Stati Uniti nei primi due decenni del 20° secolo. Poi pubblicata sull’American Journal of Epidemiology.

Applicata poi negli anni ’40 in Italia sugli studi della malaria e sviluppata poi da C.E.G. Smith e K. Dietz intorno al 1970 con l’elaborazione del teorema della soglia semplice. Il teorema consente di calcolare il numero necessario dei soggetti vaccinati per ridurre l’incidenza dell’infezione anche in presenza di soggetti non coperti dal vaccino. Il numero varia a seconda dei criteri indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ovvero sulla base della trasmissibilità dell’agente virale, l’efficacia del vaccino e i modelli di contatto della popolazione.

Agli inizi degli anni 2000 le teorie sull’immunità di gregge hanno avuto grande eco nel dibattito scientifico ,e mediatico, sviluppatosi in merito alle vaccinazioni obbligatorie sui minori. Successivamente riprese nelle campagne vaccinali annuali legate all’influenza stagionale. Poi contro gli agenti patogeni responsabili di epidemie quali Ebola, Sars e più da vicino a quelle contro la pandemia da Covid-19.