Transnistria: cos’è la nazione separatista moldava, nuovo casus belli individuato da Putin nella guerra con l’Ucraina.
A un anno dall’inizio della guerra tra Russia e Ucraina, il conflitto rischia di allargarsi in un territorio finora rimasto ai margini: la Transnistria. Secondo Putin gli ucraini starebbero infatti preparando una provocazione armata contro la nazione separatista della Moldavia. Affermazione respinta dal governo moldavo, che ora teme una possibile manovra del Cremlino per destabilizzare la regione e aprire un nuovo fronte di guerra. Ma cos’è la Transnistria e perché questo piccolo territorio potrebbe diventare cruciale per il futuro del conflitto russo-ucraino?
Transnistria: cos’è
Conosciuta anche come Transdniester, la Transnistria è stata definita, per semplificare il concetto, il Donbass della Moldavia. Si tratta di una stretta striscia di terra che si trova sulla riva orientale del fiume Dniester, al confine tra Moldavia e Ucraina. La abita una popolazione di circa 470mila persone, per la maggior parte di etnia russa e ucraina.
Enclave separatista con capitale Tiraspol, città diventata famosa negli ultimi anni per i successi dello Sheriff, la sua squadra di calcio, è nata attraverso un’insurrezione avvenuta nel periodo di caduta dell’Unione Sovietica, dopo che nel 1992 l’Onu riconobbe l’indipendenza della Moldavia. Mossa politica che innescò un conflitto che, pur causando moltissime vittime, non riuscì a risolvere la questione relativa a un territorio che non si sentiva moldavo, bensì sovietico a tutti gli effetti.
In questo territorio sono attualmente di stanza 1500 soldati russi. Una presenza armata che è stata contestata negli anni non solo dalla Moldavia, ma dalla Nato, dalla stessa Ucraina e dagli Stati Uniti. In linea teorica, i soldati sarebbero stati mandati dal Cremlino come “contingente di pace”, con il consenso di Chisinau (capitale moldava), per sedare eventuali impulsi violenti al suo interno. L’impegno che sarebbe dovuto durare un anno, però, si è prolungato decisamente oltre. Attualmente sono già più di trent’anni che la Russia ha imposto la sua presenza armata in quella zona della Moldavia.
A rendere ancora più delicata la situazione è il fatto che, a differenza di altre regioni separatiste dei territori dell’ex Unione Sovietica, come lo stesso Donbass, la Transnistria non è riconosciuta come un paese indipendente da nessuna delle nazioni dell’Onu.
Chi comanda in Transnistria
Pur senza essere riconosciuta da nessuno, la Transnistria si è nel corso del tempo organizzata come una repubblica, di stampo socialista, completo di ogni cosa. Ha i propri servizi di sicurezza, un governo proprio, anche una valuta indipendente, e controlla in maniera attenta i propri confini e le proprie frontiere, pur non esistente un vero confine tra il territorio della Transnistria e della Moldavia. Al punto che, tra le altre cose, l’enclave utilizza le ferrovie del paese da cui si è separato. E non solo, ma anche il servizio postale. Inoltre beneficia anche degli accordi commerciali che Chisinau ha stretto con l’Unione europea per questioni importanti come approvvigionamento energetico.
Paese filorusso in tutto e per tutto, come confermato dalla maggioranza dei suoi cittadini con un referendum, negli scorsi anni, e in particolare nel 2014, ha anche provato a essere ammessa nella federazione russa dopo l’annessione della Crimea, senza fortune. Al momento resta quindi una Repubblica semipresidenziale non riconosciuta con un capo dello Stato, Vadim Krasnosel’skij, e un capo del governo, Aleksandr Rozenberg, le due massime cariche di uno paese che non c’è in un limbo difficile da gestire ed estremamente pericoloso.