Quoziente familiare: cos’è e come funziona la proposta del governo Meloni per abbassare le tasse alle famiglie più numerose.
Passate le elezioni e formato il governo, è arrivato il momento, per Giorgia Meloni, di iniziare a concretizzare almeno alcuni punti del programma. Durante la campagna elettorale, la leader di Fratelli d’Italia ha più volte sottolineato l’importanza del concetto di famiglia. Uno degli obiettivi di questo governo è invertire il trend riguardante le natalità, diventato molto negativo negli ultimi anni. E per farlo è disposta a dare un incentivo anche dal punto di vista fiscale, attraverso l’introduzione di uno strumento volto a diminuire le tasse alle famiglie più numerose. Si tratta del quoziente familiare, già utilizzato in Francia e al centro del dibattito in Italia fin dal 2009: ecco cos’è e come funziona.
Cos’è il quoziente familiare?
Per poter capire cosa sia il quoziente familiare bisogna partire dall’attuale sistema di tassazione italiano, basato sul reddito del singolo contribuente. L’adozione di questo nuovo strumento consentirebbe invece di valutare i redditi di un nucleo familiare nel loro complesso, dividendoli poi per il numero di persone che compongono una famiglia. In questo modo, verrebbero avvantaggiati i nuclei familiari in cui sono presenti più figli.
Nel concreto, con questo sistema tutte le entrate di una famiglia verrebbero sommate e poi divise per il numero dei componenti. Ad esempio, una famiglia con due figli e reddito totale di 50mila euro darebbe un contributo fiscale maggiore rispetto a una famiglia con pari reddito totale ma con tre figli a carico.
Va detto che anche oggi le famiglie con più figli hanno dei vantaggi a livello fiscale, grazie alle detrazioni per le spese relative ai figli, ma con il quoziente familiare la differenza sarebbe più marcata. Il calcolo delle imposte, verrebbe effettuato così:
– sommando i redditi dei componenti della famiglia;
– dividendo il totale per un numero di parti risultate all’attribuzione di un coefficiente dato a ciascun componente;
– l’applicazione sul quoziente ottenuto delle relative aliquote;
– moltiplicando l’ammontare del debito di imposta per il numero totale delle parti.
Attraverso questo metodo di potrebbe ottenere il risultato di garantire aliquote più basse a molte famiglie italiane ma senza andare a toccare il principio della progressività, quello che sarebbe stato annullato (incostituzionalmente) dalla flat tax per tutti, ormai sparita dall’agenda della premier Meloni, proiettata invece su una flat tax allargata ai lavoratori autonomi con un limite di ricavi e profitti (pari a 100mila euro) o su una flat tax incrementale.
Gli svantaggi del quoziente familiare
Se i vantaggi dell’introduzione di una novità fiscale del genere sembrano evidenti, gli esperti mettono in evidenza anche degli svantaggi importanti. Su tutti l’effettiva fattibilità (la mancanza di coperture ha fatto saltare questa svolta già negli anni passati). Ma va considerato anche il rischio di avvantaggiare le famiglie più ricche, mettendo in difficoltà i nuclei con redditi meno alti. Con un sistema del genere, infatti, chi può contare su un maggior reddito ha la possibilità di ottenere sconti maggiori rispetto a chi ha un reddito totale minore.
Anche per questo motivo in passato, quando si era ragionato sull’introduzione di un sistema di questo tipo, erano state studiate delle ipotesi di clausole di salvaguardia, per rendere il quoziente familiare più equo. In particolare, si era pensato di garantire alle famiglie più in difficoltà il mantenimento delle detrazioni oggi previste. Allo stesso tempo, era stato immaginato un limite di risparmio per le famiglie con reddito più alto.