Cos’è l’algospeak, il linguaggio nato per evitare la censura sul web

Cos’è l’algospeak, il linguaggio nato per evitare la censura sul web

Algospeak: cos’è la nuova lingua utilizzata sul web e sui social per sfuggire alla censura degli algoritmi.

Gli algoritmi dei social o del mondo di internet ti preoccupano? Come ben sappiamo, ci sono cose che sul web non possono essere dette. I sistemi di sicurezza impediscono agli utenti di utilizzare liberamente frasi considerate pericolose, volgari o addirittura illegali. Spesso lo fanno ricorrendo a degli algoritmi automatici e in certi casi anche fin troppo severi. Ma, si sa, spesso l’uomo riesce a superare la macchina in astuzia. Ed è così che è nato negli ultimi anni l’algospeak, in italiano algo-lingua. Di cosa si tratta? Di un linguaggio nuovo fatto di parole alternative, inventate, slang o numeri. Il suo fine è permettere di evitare la censura su TikTok, Instagram, YouTube o ogni altro social, riuscendo comunque a far capire ciò che si vuole dire. Scopriamo insieme in cosa consiste nel concreto e alcuni esempi.

Algospeak: cos’è la nuova lingua contro la censura

Quello che doveva essere un paracadute per la nostra sicurezza, un modo per tutelarci in un mondo fin troppo libero, come quello dei social, è negli ultimi anni diventato un ostacolo alla nostra libertà d’espressione. Gli algoritmi si sono trasformati in un peso per molti utenti. Da qui l’esigenza di superarli attraverso l’utilizzo di un nuovo linguaggio in grado di sfuggire alla censura. Questo linguaggio è l’algospeak, conosciuto anche come Slang Replacement o Voldemorting (con chiara ispirazione harrypotteriana).

Pc smartphone social emoji like

Questo linguaggio alternativo, in voga soprattutto tra i millennial, è fatto di parole storpiate o modificate con lo scopo primario di evitare che gli algoritmi le intercettino. Ad esempio, parole sensibili (legate alla sfera del sesso, della pandemia, salute mentale, suicidio ecc.) vengono scritte in maniera “intuibile”, sostituendo i numeri alle vocali, oppure aggiungendo un asterisco al centro della parola. Un modo per aggirare la censura non solo con intenti offensivi, ma anche per potersi confrontare con tematiche importanti e sensibili, senza rischiare di dover interrompere il proprio discorso a causa dell’intervento fin troppo censorio degli algoritmi.

Esempi di algospeak

Per provare a capire meglio come sia fatta questa algo-lingua, proviamo a fornire alcuni esempi chiari. L’utilizzo di parole modificate, magari con i numeri al posto delle lettere è uno dei più facili da intuire. Basti pensare alle parole scritte con un 3 al posto della ‘E’ o uno 0 al posto della ‘O’. Ci sono anche dei cantanti che hanno reso famoso questo tipo algospeak, come thasup, facendone un proprio marchio di fabbrica.

Ma anche le emoji possono in questo tipo di linguaggio sostituire lettere o intere parole. Questo per far sì che una frase riesca a bypassare il controllo della censura. Esiste poi un vocabolario vero e proprio che è ormai stato adottato universalmente sul web per indicare determinati concetti. Questi alcuni dei vocaboli più utilizzati: “swimmers” sta per “vaccinati”; “SA” per sexual assault, e quindi per molestia; “Le Dollar Bean” è un’espressione che viene utilizzata per indicare il termine “lesbica”; “unalive” invece è la parola per indicare il “non vivo”, quando si tenta di discutere di tematiche come il suicidio, che viene normalmente censurato dagli algoritmi.

Si tratta di pochi esempi che aiutano a comprendere quanto, al di là della sicurezza in qualche modo garantita dagli algoritmi, in molti casi questi ultimi abbiano impedito di potersi confrontare sui social in maniera naturale su tematiche sì sensibili, ma non per questo offensive. L’utilizzo dell’algospeak ha permesso ai content creator di continuare a fare il loro lavoro e ha aiutato anche le persone che vivono sotto regimi totalitari a fare attivismo social utilizzando eufemismi, emoji e giochi di parole. Per questo motivo il suo valore, in questo momento storico, non va sottovalutato.