Consultori chiusi, operazioni ferme: si rischia di negare un diritto a tante donne. Come fare con l’aborto in tempo di coronavirus? Esperti propongono quello farmacologico da remoto.
L’aborto in tempo di coronavirus sta diventando un’impresa e uno strazio per tutte le donne che cercano di attuarlo. Nonostante l’interruzione volontaria di gravidanza sia stata valutata dal governo come un intervento non procrastinabile, per ovvie ragioni, pare che molti ospedali italiani stiano temporeggiando e chiudendo i reparti. Perché? Per avere maggiore disponibilità per i positivi a COVID-19. Anche esperti e associazioni ammettono che deve essere garantito un diritto e propongono di privilegiare l’aborto farmacologico da remoto.
Come abortire in Italia con COVID-19?
Le opzioni sarebbero due: l’aborto chirurgico in day hospital oppure quello farmacologico, con tre giorni di ricovero. Tuttavia la situazione pare stia sempre più degenerando in Italia.
Come spiega a La Repubblica Silvana Agatone, ginecologa e presidente della Laiga, associazione a difesa della legge 194: “In tutto il Nord, gran parte dei reparti di interruzione volontaria di gravidanza sono stati chiusi per destinare i letti ai malati di Coronavirus”.
” In altri ospedali i pochi anestesisti non obiettori sono stati destinati alle terapie intensive, spostarsi per cercare una struttura aperta è vietato dalle ordinanze, i consultori non ricevono, ogni giorno riceviamo telefonate disperate di donne che non sanno più come fare”.
La proposta dell’aborto farmacologico da remoto
Per dare un fermo a questa pericolosa tendenza e garantire un diritto, quattro associazioni a difesa della 194 (Laiga, Pro-Choie, Amica e Vita di Donna) formata da esperti e medici, avrebbero trovato una soluzione, esposta con lettera aperta al Ministro Speranza. Come fare? Prediligere l’aborto farmacologico, per non occupare sale operatorie e anestesisti, con l’utilizzo della pillola Ru486 fino a 9 settimane invece che 7.
Non un aborto farmacologico tipico, con ingressi multipli in ospedale che potrebbero mettere in pericolo la salute delle donne e occupare letti, ma un aborto farmacologico da remoto con la telemedicina (come è già successo in Francia e nel Regno Unito). Per far sentire la propria voce in tutta la Nazione è stata caricata in rete una petizione, che tutti i cittadini possono firmare: “Firmiamo per l’aborto farmacologico durante l’emergenza COVID-19″.
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