I rischi di un consumo eccessivo
L’anguria è ricca di proprietà miracolose ed è in grado di apportare grandi e variegati benefici alla salute dell’organismo, dal cuore ai polmoni, dal fegato alla pelle. Come ogni cosa, però, ha anche degli effetti negativi, specialmente in seguito a un consumo non misurato. Secondo allergie e patologie, inoltre, alcune persone in particolare devono prestare molta attenzione alle controindicazioni dell’anguria: ecco come fare.
Il problema principale
L’elevata presenza di acqua tra i componenti dell’anguria ha conseguenze generalmente positive, come l’idratazione e la lotta all’invecchiamento cutaneo; allo stesso tempo, però, diluisce i succhi gastrici rallentando la digestione e può causare gonfiori addominali. Per questo motivo, risulta più consigliabile mangiarla lontano da pasti abbondanti, magari come merenda pomeridiana o di metà mattina. Se si decide di consumare i semi, inoltre, è meglio stare in guardia: hanno un grande potere lassativo!
Controindicazioni dell’anguria per malattie specifiche
Chi soffre di colite o gastrite farebbe bene a evitare l’anguria (così come kiwi, melone, pesca e fichi) in quanto rischia di aggravare i bruciori allo stomaco e acuire i sintomi. Deve prestare attenzione anche chi ha allergie o intolleranze ai salicilati naturali contenuti nella polpa: il medico saprà indicare la quantità massima da consumare senza problemi. L’anguria, poi, attiva l’istamina – causa scatenante delle allergie alle graminacee e al polline: i soggetti interessati farebbero meglio a pensarci due volte! Rimane invece aperto il dibattito sui diabetici: l’anguria non costituisce un pericolo dato che contiene meno zuccheri e carboidrati di altri frutti, e avendo una composizione di principi nutritivi equilibrata sembrerebbe essere l’alimento ideale. Tuttavia, è fondamentale evitare gli eccessi, soprattutto in casi di indice glicemico elevato. Ultima annotazione alle donne in gravidanza: se la gestazione è caratterizzata da frequenti mal di pancia, potrebbe essere colpa della bassa digeribilità dell’anguria consumata.