Gli effetti collaterali indesiderati
L’ananas (Ananas comosus) è una pianta della famiglia delle Bromeliacee. Ha origine nelle foreste del Centro America, e viene coltivata in tutti i Paesi con clima tropicale o subtropicale. La sua principale caratteristica è la presenza dell’enzima chiamato bromelina, nella polpa ma soprattutto nel gambo. Le proprietà e i benefici sono tanti, specie a livello gastro-intestinale. Ma esistono anche controindicazioni dell’ananas, per chi è affetto da particolari patologie. Vediamo quali in questa guida.
Le proprietà positive
L’ananas viene consumato o trattato per preparare farmaci e integratori, soprattutto per curare la cellulite e dimagrire. La bromelina, infatti, degrada anche le proteine più complesse accelerando la digestione. Ha inoltre un’azione antinfiammatoria e antiedematosa. L’ananas inoltre contiene acido citrico, malico e ossalico, i quali combattono la ritenzione idrica. Per curare la cellulite, i problemi digestivi ma anche la sinusite nei bambini, se ne usa un estratto secco nebulizzato. Il prodotto è utile già a piccole dosi, quindi si consiglia di iniziare con quella minima e aumentarla se non si notano risultati. Attenzione a non esagerare!
Controindicazioni dell’ananas
L’ananas può creare reazioni allergiche ai soggetti che sono allergici anche a lattice, veleno delle api, polline, papaina e graminacee. Questo può comportare mal di stomaco e diarrea; in casi gravi, vomito, disturbi mestruali e irritazione delle mucose. Un avvertimento inoltre a chi soffre di ulcera peptica attiva e a chi sta assumendo anticoagulanti. In questo secondo caso, infatti, c’è rischio di emorragia a causa dell’azione antiaggregante piastrinica di tali farmaci. Attenzione anche all’abbinamento con erbe che hanno questo stesso effetto, come aglio e ginkgo biloba. Anche chi assume antibiotici deve andarci cauto, perchè l’ananas ne può aumentare l’assorbimento. In ultimo, i preparati all’ananas sono sconsigliati alle donne che sono in gravidanza o allattamento, per evitare possibili emorragie uterine. Si tratta però di un rischio teorico, in quanto non sono stati condotti abbastanza studi.