Il complesso di Elettra rappresenta una fase psicosessuale nella fase di sviluppo di una bambina. Ecco tutto quello che c’è da sapere e come affrontarlo.
Tutti quanti conosciamo, e abbiamo sentito spesso parlare, del complesso di Edipo, che affonda le sue radici nei miti narrativi. In realtà, però, esiste anche la sua versione femminile. Stiamo parlando del complesso di Elettra, che colpisce – non sempre – le bambine che sviluppano un attaccamento nei confronti del padre. Ma scopriamo più nel dettaglio di cosa si tratta
Complesso di Elettra: cos’è e come si manifesta
L’attaccamento a uno dei due genitori, per un bambino, è un qualcosa di fisiologico. Si parla di complesso di Elettra quando a svilupparlo è una bambina che nutre una vera e propria venerazione nei confronti del padre. Ma non è tutto perché questo la fa entrare in competizione con la stessa mamma per l’affetto del genitore.
Si tratta, comunque, di una fase passeggera, anche se non deve essere presa sotto gamba, anzi. Molto spesso, infatti, una donna che non ha pienamente superato tale complesso potrebbe avere problemi nelle sue relazioni future.
Il concetto di idealizzazione della figura paterna, infatti, potrebbe sfociare nella continua ricerca di quel principe azzurro che, però, non riesce a soddisfare le aspettative. Questo perché non viene mai ritenuto all’altezza della situazione.
Le fasi del complesso di Elettra
Va spiegato che il nome a tale patologia lo si deve a Sigmund Freud che si è ispirato al mito di Elettra. Per chi non lo ricordasse Elettra decise di uccidere la propria madre, Clitemnestra, per vendicare l’assassinio del padre Agamennone.
C’è una prima fase, che si sviluppa intorno ai tre anni, in cui la bambina cerca sempre di più le attenzioni del padre. Successivamente intorno ai cinque anni, una volta compreso l’impossibilità dell’amore per il papà, scatta la consapevolezza di non vedere più la mamma come una rivale ma anzi comincerà ad emularla.