Spesso le persone pensano che l’outing e il coming out siano sinonimi. Ma in realtà la verità è un’altra. Ecco quali sono le differenze.
Sempre più spesso sui social e in televisione sentiamo parlare di persone che finalmente hanno deciso di compiere il proprio coming out. Cosa diversa, invece, è l’outing anche se ultimamente si è creata una cerca confusione tra i due termini tanto che molti pensano che siano sinonimi ma così non è.
Cosa vuol dire coming out?
Letteralmente coming out vuol dire “uscire fuori” ed è l’espressione utilizzata per dichiarare la propria omosessualità. Sempre più spesso, soprattutto da quando esistono i social, tantissime persone hanno deciso di utilizzare i propri canali – come Instagram, Facebook e Tik Tok – per dichiarare a tutti la propria omosessualità.
Ma c’è ancora bisogna di sapere realmente l’orientamento sessuale di una persona? La risposta dovrebbe essere no, anche se tendenzialmente ancora molte persone nutrono dei pregiudizi e proprio contro questi si batte, ogni giorno, tutta la comunità Lgbt.
Nel mondo dello spettacolo, della televisione, dello sport, è accaduto spesso che alcuni personaggi abbiano scelto di fare coming out. Lo ha fatto Gabriel Garko, nel corso di una sorpresa a Rosalinda Cannavò – ai tempi ancora Adua Del Vesco – o il calciatore Jankto, o Bille Eilish.
Cosa vuol dire outing?
L’outing non è altro che una confessione pubblica di un’esperienza personale o di una cosa accaduta. Forse è proprio da qui che nasce la confusione tanto da mettere i due termini a paragone.
Ma c’è da specificare che contrariamente dal coming out, l’outing è sì una confessione ma fatta da una terza persona. Si parla, quindi, di outing quando una persona decide di svelare, a tutti, l’omosessualità di un altro e molto spesso senza neanche il consenso di quest’ultimo.
Fare outing per conto terzi, inoltre, non solo è un atteggiamento irrispettoso ma è anche pericoloso dal momento che si sta andando a violare la privacy di una persona.