I russi sfruttano le emoji per evitare l’arresto: ecco in che modo

I russi sfruttano le emoji per evitare l’arresto: ecco in che modo

Utilizzare le emoji per evitare censura e arresto: come fanno i russi a sfruttare le emoticon per organizzare proteste contro il governo.

Non tutti in Russia sono favorevoli e a questa guerra, ma in molti evitano di protestare a causa della censura. Il rischio di subire un arresto, o conseguenze ancora più spiacevoli, purtroppo esiste nel Paese di Putin. Anche per questo motivo, molti russi hanno inventato un codice per cercare di evitare censure e arresto. Un codice che prevede l’utilizzo delle emoji.

Lo ha svelato una cittadina anonima alla BBC News, spiegando nel dettaglio come una fila di immagini apparentemente senza senso nascondain realtà un messaggio chiaro per darsi appuntamento per protestare contro l’attuale governo.

Come fanno i russi a sfruttare le emoji?

Il codice illustrato dalla cittadina russa prevede la scrittura in vari messaggi di un’immagine del poeta russo Pushkin, l’emoji del numero 7 e quella di un uomo che cammina. Apparentemente tra i tre disegni non sembrerebbe esserci alcun nesso. E invece il poeta indica un luogo, piazza Pushkin a Mosca, il numero un’ora, l’uomo che cammina un invito alla protesta.

emoji

Un metodo semplice ma molto astuto per cercare di evitare di incappare in guai molto seri. Negli ultimi anni non sono stati pochi infatti i casi di arresto da parte delle forze dell’ordine nei confronti di cittadini che hanno protestato contro il governo.

Il pericolo della censura in Russia

Già dal 2014, anno della crisi in Crimea, la Russia aveva vietato le proteste non autorizzate, con pene detentive di massimo quindici giorni in caso di primo reato, ma con il rischio di arrivare a cinque anni per chi fosse stato recidivo. Per questo motivo molti russi hanno pensato bene di trovare un escamotage per poter organizzare le proteste senza rischiare di essere fermati.

D’altronde, il controllo da parte delle forze dell’ordine filogovernative è capillare in questo periodo. Solo pochi giorni fa una donna è stata arrestata in metro, cinque giorni dopo aver twittato questa frase, “non camminavo in centro da molto tempo“, riferimento alle proteste che si sono svolte nel cuore di Mosca. Attraverso il riconoscimento facciale, la polizia è riuscita e a portarla in tribunale.

E non è stato l’unico caso di arresto nato da semplici discussioni e commenti sui social. Secondo le indagini di OVD-Info, progetto russo indipendente che pone l’accento sul rispetto dei diritti umani, da quando è iniziata la guerra sono 14mila le persone detenute nel Paese. E il numero sembrerebbe purtroppo destinato a salire.