Claudio Lippi: “Dopo l’addio a Buona Domenica non ho più lavorato. Me ne andai perché…”

Claudio Lippi: “Dopo l’addio a Buona Domenica non ho più lavorato. Me ne andai perché…”

Claudio Lippi si racconta a 360°: dall’aver perso tutto a causa dei debiti del padre fino all’addio a ‘Buona Domenica’.

Lavoro, vita privata e amore ritrovato fino al no ai reality. Claudio Lippi si confessa al Corriere della Sera e spiega come mai uno dei volti più apprezzati della televisione sia sparito dai radar rispetto al passato. Il conduttore si è soffermato sulle varie esperienze di vita vissute sottolineando l’importanza di certi valori che ne hanno contraddistinto anche la carriera professionale.

Claudio Lippi: “Dopo Buona Domenica non ho più lavorato”

Claudio Lippi

Un primo ricordo di Claudio Lippi che permette meglio di inquadrare il suo carattere e il suo essere riguarda la vita privata e un gesto importante che fece per suo padre: “Prima lui (il padre ndr) lavorava in una grande azienda e, in sostanza, risanava le imprese. Era spesso via, lo vedevo poco ma ero molto legato a lui. Poi, quando io ero ormai adulto, si fece convincere da un tizio a entrare in un affare, una specie di burrificio. Peccato che poi quel tizio sparì e lasciò sulle spalle di mio padre un buco finanziario enorme”.

“Io decisi di accollarmi quel debito. Fu la prima volta che capii di aver perso tutto, fu come sentirsi mancare la terra sotto ai piedi. Ma reagii con forza e, credo oggi, con limpidezza. Non potevo lasciare la famiglia in quel baratro, non è da me. Risultato: venti miliardi di vecchie lire da ripagare in vent’anni. È stata dura, ma ce l’ho fatta”.

Lippi racconta come col duro lavoro sia riuscito a sistemare tutto anche se ci è voluto molto tempo. Tra le sue esperienze lavorative anche Buona Domenica dove decise di dire basta dopo cinque puntate: “Se ci sono state conseguenze? Be’, non lavoro in televisione da quell’ottobre 2006. Faccia lei”, la risposta del conduttore. Sul perché dell’addio: “Me ne andai perché sentivo che non era più conforme a quello che ero e a quello che facevo. Vede, anche in questo caso ho seguito quella voce interna che mi avvisa sempre quando qualcosa mi veste bene o meno. Certo, ha significato rinunciare a bei guadagni, certo, ha significato una bella responsabilità per uno che ha famiglia”.

Sulla tv di oggi: “Quando ho cominciato io a fare la televisione, cioè negli anni Settanta, c’era un concetto molto definito del talento. Qualcosa da affinare, difendere, conservare, accrescere, anche tramandare, perché no. Si cresceva dentro un’azienda, si aveva dei maestri che ti aiutavano. Uno dei miei padri è stato Modugno, per esempio. Vianello lo considero un fratello maggiore. Da Corrado ho imparato l’ironia raffinata: io lo guardavo, studiavo per ore le sue parole, il suo modo di porsi. E quel talento diventava materia preziosa: ascolti o non ascolti, format o non format. Ahimè oggi vedo format più che conduttori o conduttrici”.

Di seguito un post Instagram di una fanpage del conduttore che lo ricorda in tv: