Un uomo di mafia, un traditore: Tommaso Buscetta è il primo pentito che ha rivelato i segreti di Cosa Nostra. Lo chiamavano il ‘boss dei due mondi’…
Per tutti era il ‘boss dei due mondi’, perché la sua rete criminale si estendevano tra Europa e Sud America. Conosceva tutto di Cosa Nostra, come della mafia siciliana negli Stati Uniti, ed è stato il primo collaboratore di giustizia a portare sul tavolo dei magistrati italiani segreti e meccanismi degli affari sporchi della malavita organizzata. Le sue dichiarazioni lo hanno messo al centro di grandi svolte investigative e processuali, un vero ‘traditore‘ passato dalla parte giusta dopo una vita di loschi affari e sangue.
Chi era Tommaso Buscetta?
Tommaso Buscetta, noto anche come don Masino, è nato a Palermo sotto il segno del Cancro, il 13 luglio 1928. La morte è datata 2 aprile 2000, a New York. La sua figura controversa negli ambienti della criminalità organizzata si è dimostrata, in tutta la sua potenza, durante la fase di collaborazione con la giustizia. È lui il primo grande pentito di mafia ad aver tradito Cosa Nostra rivelandone struttura e segreti.
Il boss dei due mondi è stato un personaggio chiave nelle inchieste del giudice Giovanni Falcone, perché ha permesso di mettere nero su bianco il tessuto malavitoso siciliano da sempre ‘spettrale’, insondabile. Buscetta è nato in una famiglia che viveva in povertà estrema, ultimo di 17 figli.
La vita privata del boss dei due mondi
Nel privato, Buscetta è stato un uomo dalla vita ricca di momenti di svolta. Sposato tre volte, ha avuto sette figli. Il primo matrimonio all’età di 17 anni, con Melchiorra Cavallaro. Era il 1945, e dalla prima moglie avrebbe avuto Felicia, Benedetto, Domenico e Antonio Buscetta.
L’adulterio gli ha causato non pochi problemi, perché il codice di mafia non lo ammette e per questo è stato relegato ai margini per un certo periodo. A Enzo Biagi, don Masino ha rivelato di aver perso la verginità con una prostituta, a 8 anni, che ha pagato con una bottiglia d’olio.
Buscetta è stato sposato con Vera Girotti (con rito celebrato nel 1966) e con la brasiliana Cristina de Almeida Guimares (nozze nel 1968). Due dei suoi figli sono stati uccisi da Salvatore Cancemi, ex boss di Porta Nuova che nel processo del 1993 ha confessato al boss i delitti ricevendo il suo perdono. Don Masino era consapevole che gli ordini, in Cosa Nostra, non si possono rifiutare.
Don Masino e la giustizia
L’attività criminale di don Masino è iniziata con alcuni piccoli furti, ed è diventato noto a Palermo per essere un ‘maestro’ nella falsificazione delle tessere di razionamento della farina di epoca fascista. L’affiliazione alla cosca di Porta Nuova è del 1945, mentre nel 1949, durante il suo primo periodo sudamericano, ha aperto una vetreria in Brasile.
Il fallimento di quella attività lo ha visto tornare in Sicilia nel 1956, per avviarsi al traffico di stupefacenti, al contrabbando di sigarette (reati che nel 1958 lo hanno portato all’arresto) e ai grandi delitti commissionati da La Barbera. Dopo anni di omicidi e traffici illeciti, nel 1983 l’ennesimo arresto e l’invito di Giovanni Falcone a collaborare con la giustizia. Al suo rifiuto è seguita l’estradizione (che Buscetta ha cercato di evitare tentando il suicidio con la stricnina).
Ritenuto uno dei primi pentiti di mafia della storia, avrebbe deciso di parlare perché non si riconosceva più nell’evoluzione di Cosa Nostra (che, a suo dire, si era ‘snaturata’). Nel 1986 è stato testimone chiave al maxiprocesso di Palermo, e le sue dichiarazioni ne sono diventate l’architettura portante.
Dopo gli attentati a Falcone e Borsellino, ha deciso di parlare anche dei legami tra Cosa Nostra e la politica (cosa che, fino ad allora, aveva omesso perché riteneva lo Stato “non ancora pronto” a quelle rivelazioni). È sul finire dell’estate 1992 che il boss dei due mondi ha tirato in ballo gli onorevoli Salvo Lima e Giulio Andreotti, accusandoli di essere i più alti referenti politici dell’organizzazione.
Proprio su Andreotti, ha rivelato che il delitto del giornalista Mino Pecorelli sarebbe stato compiuto nel suo interesse, e queste affermazioni hanno posizionato Buscetta tra i personaggi di punta nei processi contro l’onorevole (accusato di associazione mafiosa e di aver commissionato l’omicidio Pecorelli). Andreotti, assolto da quest’ultima terribile accusa, è stato invece ritenuto colpevole della prima per fatti precedenti al 1980 (quindi prescritti quando è stata emessa la sentenza).
Tommaso Buscetta è morto per un tumore nel 2000, dopo aver passato circa 10 anni della sua esistenza alla ricerca dell’anonimato. Un chirurgo plastico, Alberto Barzi, lo ha operato per dargli sembianze lontane da quelle che lo hanno reso noto in tutto il mondo.
“La chirurgia su don Masino incise a tal punto che si concesse libertà pubbliche, confondendosi tra la gente senza essere riconosciuto. Buscetta, con il volto rifatto, si prese addirittura il lusso di andare in crociera“. Sono queste le parole dello specialista, che richiamano l’episodio della crociera nel Mediterraneo che l’ex boss ha fatto con la moglie Cristina. Un giornalista lo ha riconosciuto a bordo della nave, facendo esplodere la notizia.
La strage familiare dei Buscetta
Buscetta è stato punito dalla mafia per aver collaborato con la giustizia. La vendetta scatenata su di lui è una delle pagine più cruente della cronaca nera. Con la sua fuga del 1981 in Brasile, Cosa Nostra ha sfoderato il suo volto più sanguinario contro la famiglia di don Masino.
I parenti dell’ex boss uccisi dalla mafia sono 11. Una vera e propria carneficina consumata perché Buscetta aveva ‘cantato’ tanto, troppo, mettendo il fiato di Giovanni Falcone sul collo dei nomi di punta dell’organizzazione.
Due dei figli, Antonio e Benni, sono stati sequestrati e strangolati (forse perché non hanno rivelato il nascondiglio del loro padre). Era il 21 settembre 1982. Il 26 dicembre dello stesso anno è toccato a Giuseppe Genova, genero del boss dei due mondi (marito della figlia Felicia) e ai due nipoti Orazio e Antonio D’Amico.
Il 29 dicembre l’omicidio di Vincenzo Buscetta, fratello di don Masino, trucidato insieme al figlio Benedetto. Nel 1984, l’assassinio del cognato, Pietro Busetta. La sua colpa era quella di aver sposato la sorella di Masino, Serafina Buscetta (scampata per caso al fuoco killer).
In quello stesso momento, in Florida, gli omicidi di Giuseppe Tramontana (testimone di nozze di Buscetta) e di Tommaso Romano, amico dell’allora neo collaboratore di giustizia.
Fonte foto: https://www.instagram.com/parliamodimafia/