Vai al contenuto

Silvia Romano: chi è la cooperante rapita in Kenya e liberata dopo 18 mesi

Silvia Romano Aisha

Il nome di Silvia Romano è diventato noto alle cronache dopo il drammatico rapimento in Kenya, mentre operava come volontaria, nel 2018. Un’odissea conclusa con la liberazione, 18 mesi più tardi.

Silvia Romano è stata rapita a poche decine di chilometri da Nairobi, il 20 novembre 2018, ed è tornata in Italia, da donna finalmente libera dopo 18 mesi di prigionia, il 10 maggio 2020. Ecco chi è la cooperante finita nelle mani di un commando di uomini armati e poi ritrovata in Somalia.

Chi è Silvia Romano e dove vive?

Silvia Romano, classe 1995 e nata a Milano (dove vive) il 13 settembre sotto il segno della Vergine, è partita alla volta dell’Africa dopo la laurea in una scuola per mediatori linguistici per la sicurezza e la difesa sociale. Non era la sua prima volta in Kenya: infatti, aveva già indossato i panni di volontaria in un’altra missione nella stessa regione.

Fa parte dell’associazione Africa Milele Onlus, organizzazione con sede a Fano che si occupa di progetti a favore dell’infanzia e dei minori in difficoltà. La sua storia di vittima di rapimento ha tenuto l’Italia con il fiato sospeso per quasi 2 anni, imbrigliata nel limbo di una vicenda dai contorni di paura e incertezza prima dell’esito positivo che l’ha vista riabbracciare la sua famiglia.

Silvia Romano Aisha
Silvia Romano Aisha

Silvia Romano, storia del rapimento

Il 20 novembre 2018, Silvia Romano è stata rapita proprio durante la missione in Kenya. Un commando di uomini armati l’avrebbe prelevata nel villaggio di Chacama, a circa 80 chilometri da Nairobi.

Dopo mesi di piste andate a vuoto e di un’intensa attività di intelligence per ritrovarla e riportarla a casa, il 9 maggio 2020 è stata liberata nel corso di un blitz. Non in Kenya, luogo in cui si erano perse le sue tracce, ma in Somalia.

I media hanno catturato le immagini del suo rientro in Italia, datato 10 maggio 2020, mentre scendeva dall’aereo, a Ciampino, con guanti e mascherina per l’emergenza Covid-19. Ad attenderla i genitori, oltre al premier Conte e al ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

A catturare l’attenzione di tanti, l’abito verde indossato dalla cooperante: si chiama jilbab, indossato dalle donne islamiche al confine tra Kenya e Somalia.

Agli 007, Silvia Romano ha raccontato di non essere stata sottoposta a dura prigionia e di non aver mai subito violenze durante tutto il periodo del suo rapimento. Avrebbe cambiato più volte nascondiglio, trasferita dai carcerieri in vari luoghi segreti prima del fortunato epilogo consegnato alle cronache.

La volontaria, riporta Ansa, si sarebbe convertita spontaneamente all’Islam, dopo aver letto il Corano durante le fasi del sequestro. Avrebbe smentito di essere stata costretta al matrimonio islamico e avrebbe sostenuto con forza di non aver subito maltrattamenti: “Mi hanno assicurato che non sarei stata uccisa, e così è stato“, avrebbe dichiarato in sede di interrogatorio alle autorità italiane intervenute a chiarire i contorni del suo rapimento.

3 cose da sapere su Silvia Romano

-All’anagrafe è Silvia Costanza Romano.

-Prima di partire come volontaria in Kenya, lavorava in una palestra.

-Nel ritratto tracciato da Repubblica, Silvia Romano è dipinta come una giovane appassionata di fitness.

Il lockdown fa ingrassare? Scarica QUI la dieta da seguire ai tempi del coronavirus.

Riproduzione riservata © 2024 - DG

ultimo aggiornamento: 8 Luglio 2020 11:16

Chi è Francesco Manfredi, figlio di Nancy Brilli