Sandra Gilardelli: la biografia, la carriera, la vita privata e tutte le curiosità sull’ex partigiana protagonista in tv.
Ha partecipato alla Storia. A suo modo ha fatto la Storia. E come lei moltissime altre donne (basti pensare a Teresa Vergalli), ma in generale moltissime altre persone, che negli anni più difficili per il nostro paese hanno avuto la forza di ribellarsi al destino. Sandra Gilardelli è un’ex partigiana, una staffetta cresciuta presto, assoldata a 18 anni per recapitare messaggi e dare supporto a un medico. Scopriamo insieme alcune curiosità sulla sua storia e la sua vita privata.
Sandra Gilardelli: la biografia
Sandra Gilardelli è nata a Milano il 1° luglio 1925 sotto il segno del Cancro da Antonio Gilardelli e Carlotta Cassinari. Non conosciamo molti dettagli sui suoi genitori e su eventuali fratelli e sorelle. Le uniche informazioni sono quelle derivanti da una sua lunga intervista rilasciata ai microfoni di Vanity Fair.
Sappiamo ad esempio che ha studiato al liceo classico Parini ma che si è dovuta trasferire a Pian Nava, in provincia di Verbania, durante gli anni della guerra: “Per me è stato un fatto naturale entrare nella Resistenza, perché mio padre era antifascista“.
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Sandra Gilardelli: la carriera
Prima ancora di poter cominciare la propria carriera, a soli 18 anni Sandra si ritrovò a dover scegliere da che parte stare. Una scelta fin troppo semplice, dal momento che la sua famiglia non aveva mai aderito realmente al fascismo.
La sua attività da partigiana cominciò nell’autunno del 1943, quando aiutò alcuni soldati a nascondersi nei boschi dopo aver rinunciato alla divisa. “Ho sentito i ragazzi della Resistenza, cercavano la libertà dai vent’anni di fascismo che ce l’aveva tolta. Ho detto: contate su di me, faccio qualsiasi cosa“, ha raccontato Sandra nel corso dell’intervista, prima di soffermarsi sul suo ruolo.
Inizialmente nella Resistenza il suo ruolo fu infatti quello di assistente per un medico, Paolo, amico di famiglia. Il compito era semplicemente dargli supporto nelle sue attività. Ad esempio, il suo primo compito fu trovare un disinfettante.
Successivamente, divenne una vera e propria staffetta, ruolo ben più pericoloso. Venne incaricata infatti di portare messaggi tra i partigiani delle montagne e i comandanti del Comitato nazionale di Liberazione.
Un’attività che spesso la costringeva a subire le perquisizioni dei fascisti, con tutti i rischi del caso: “Un giorno sono saliti e ci hanno detto di svuotare le borse e mettere tutti gli oggetti in vista. Io, inconsciamente, ho preso la busta che dovevo portare e l’ho tenuta in mano, poi ho svuotato tutto il resto. Loro hanno guardato, non si sono accorti, mi hanno controllato i documenti, hanno detto che andava bene e di rimettere tutto a posto“.
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In quell’occasione, incredibilmente, Sandra non ebbe paura e, con un po’ di fortuna, riuscì a cavarsela. Solo una volta fu raggelata dallo spavento, quando venne fermata mentre era in compagnia di un’amica da un fascista che voleva a tutti i costi portare nel suo comando.
“Io stavo andando a cercare della benzina, perché c’era un ferito che bisognava trasportare con la lettiga“, ha raccontato l’ex partigiana: “I miei amici mi avevano avvertito che in quella caserma c’era un comandante fascista particolarmente crudele: una ragazza o non tornava più o tornava malconcia. Quel soldato fu fermato da un ragazzo della X Mas. Non che fossero degli angioletti quelli della X Mas… Io ho trovato un bravo ragazzo che è riuscito, litigando con quel soldato, a portarci alla sua caserma. Io poi gli chiesi perché ci aveva salvato e lui rispose che assomigliavamo alle sue due sorelle“.
Terminata la Resistenza, la sua esperienza è rimasta fondamentale per garantire una testimonianza della storia che possa permettere il non ripetersi di ciò che è stato. Anche per questo motivo Sandra negli ultimi anni è stata non solo protagonista in varie apparizioni televisive, ma anche in numerosi incontri con gli studenti: “Vado nelle scuole perché i ragazzi spesso non conoscono la Storia. Mi auguro che il 25 aprile sia una festa di tutti e se qualcuno non lo festeggia per me è un dolore. Penso a tutti quei ragazzi che dalla montagna e sono morti per la nostra libertà. Anche quello che succede in Europa mi fa un po’ paura: quelle idee, non lo dicono, sono un po’ fasciste. Anche. l’astensionismo al voto mi fa male: il voto è un diritto ma anche un dovere“.
La vita privata
L’attività partigiana ha cambiato la sua vita in tutti i sensi, anche quello sentimentale. Durante la Resistenza ha infatti conosciuto Michele Mosca, per tutti “il tenente Mosca”, partigiano ed ex spia per gli Alleati. Ed è stato subito amore.
“Durante la guerra non succedeva nulla tra di noi, c’erano delle simpatie ma anche un gran rispetto delle donne, eravamo in quattro in mezzo a tanti uomini“, ha raccontato Sandra, aggiungendo: “Io mi sono subito innamorata di Mosca, è stato amore a prima vista. Ma non ho potuto dire niente“.
Solo al termine del conflitto i due hanno potuto dare sfogo al proprio amore: “Dopo la guerra è tornato a Intra e ha chiesto di me. Il comandante, che sapeva dei miei sentimenti, ha risposto: è su a Pian Nava che ti aspetta. Io davvero lo aspettavo, ho sempre pensato che sarebbe tornato, era lui che non sapeva se mi fossi fidanzata o meno. Lo vidi al bar quel pomeriggio, poi la sera c’era una festa. Abbiamo cominciato a ballare e da allora abbiamo ballato per sempre“.
Una lunga storia d’amore ufficializzata con un matrimonio nel 1958 e durata circa 65 anni, fino alla scomparsa di lui. Dalla loro unione è nata, tra l’altro, una figlia, Michela Fiore, oggi presidente dell’Anpi Gratosoglio Stadera di Milano.
Chi era Michele Fiore Mosca, il marito di Sandra Gilardelli
Nato a Spinazzola, in Puglia, il 12 luglio 1920 sotto il segno del Cancro da Paolo Fiore e Anna Iurilli, Michele fu un avvocato soprannominato Mosca negli anni della Resistenza, di cui fu un grande protagonista. È morto a Verbania il 21 agosto 2013.
2 curiosità su Sandra Gilardelli
– Nel 2024 ha ricevuto dal Comune di Milano l’Ambrogino d’Oro per il suo ruolo nella Resistenza e per la sua voglia di testimoniare quanto vissuto e di tenere viva la memoria del passato tra i ragazzi e le ragazze.
– Ha raccontato di aver sempre covato sentimenti antifascisti, grazie anche all’esempio paterno. Il padre infatti, quando era piccola, davanti ai discorsi del Duce scuoteva la testa e le diceva: “Questa è una dittatura, e il regime ci toglie la cosa più importante che c’è, la libertà. Ricordatelo sempre“.