Vai al contenuto

Paola Pitagora: tutto sull’attrice e scrittrice

Foto femminile generica

È stata una ragazza ribelle, ha avuto una storia tormentata e si è scoperta persino un’abile scrittrice. Conosciamo meglio Paola Pitagora.

Se non fosse nata, probabilmente le avrebbe dato vita un qualche scrittore, dotato di buona fantasia. La storia di Paola Pitagora è, infatti, avvincente come un romanzo d’autore, che non ti stancheresti mai di leggere e finiresti in un sol giorno. La nota attrice ha da sempre avuto una sorta di allergia alla vita tranquilla, povera di emozioni, tanto da aver vissuto anche degli amori tormentati.

Ma il principale motivo per cui deve essere omaggiata è il talento, confermato di spettacolo in spettacolo, di apparizione in apparizione. In qualunque contesto l’abbiano interpellata, ha saputo fare buon uso della chance, attraverso delle prove talvolta magistrali. Andiamo a conoscerla meglio, dai primi anni di formazione al successo, passando per il privato.

Paola Pitagora: la biografia e la carriera

Paola Pitagora, al secolo Paola Gargaloni, nasce il 24 agosto 1941 a Parma, sotto il segno della Vergine. Nel dopoguerra, si trasferisce coi genitori a Roma, in quanto il padre doveva sostituire un parente in gravi condizioni di salute e rilevare una ditta di combustibili nel centro storico. Fin dalle scuole elementari cresce nella parte Barocca della Città Eterna; ciò la arricchisce parecchio e, in un certo senso, la influenza.

Muove i primi passi nel Centro sperimentale e nella scuola di Alessandro Fersen. Inizialmente si approccia al mondo dello spettacolo nelle vesti di presentatrice di programmi televisivi quali Il giornale delle vacanze, Fuori l’orchestra, Aria di vacanze, Cinema d’oggi. Inoltre, dimostra talento e versatilità pure nei panni di autrice di canzoni per bambini, scrivendo La zanzara e La giacca rossa, canzone eletta vincitrice dello Zecchino d’Oro nel 1962. Lungo il biennio 1964-1965 affianca Johnny Dorelli in due edizioni dello spettacolo Johnny 7.

Riscuote ampi consensi pure in teatro: dopo aver rotto il ghiaccio con Gog e Magog, partecipa a Corte Savella di Anna Banti, Danza di morte di Strindberg e Ciao Rudy, commedia musicale con Marcello Mastroianni. Nel cinema viene scritturata in varie produzioni, tra cui: Kapò di Gillo Pontecorvo (nominato per l’Oscar alla migliore pellicola straniera nel 1961), con Susan Strasberg e Laurent Terzieff; La viaccia di Mauro Bolognini, con Jean-Paul Belmondo e Claudia Cardinale; Barabba di Richard Fleischer, con Anthony Quinn, Silvana Mangano, Arthur Kennedy, Katy Jurado e Harry Andrews: qui impersona Maria Maddalena.

Le sue quotazioni salgono nel 1965 con I pugni in tasca di Marco Bellocchio, dove presta il volto a Giulia, una figura ambigua e tormentata, nevrotica e meschina. La vera consacrazione agli occhi del grande pubblico giunge grazie allo sceneggiato I promessi sposi di Sandro Bolchi. In tale circostanza è Lucia Mondella, mentre Nino Castelnuovo assume le fattezze di Renzo.

Successivamente, brilla nel lungometraggio Senza sapere niente di lei di Luigi Comencini, con Philippe Leroy: la performance regalata con il tormentato personaggio di Cinzia le assicura il Nastro d’argento come miglior attrice.

Fino alla fine degli anni Settanta continua ad alternare gli impegni al cinema e al teatro – da Cristoforo Colombo ad A come Andromeda, a Il caso Lafarge – a quelli in teatro – appare nello Jacopone da Todi con Gianni Morandi e non si fa mancare l’esperienza di cantante, incidendo l’album Sputafuori Strega.

L’attività prosegue per il grande schermo, mediante Napoli una storia d’amore e di vendetta di Mario Bianchi e Aiutami a sognare di Pupi Avati, con Mariangela Melato e Anthony Franciosa. Per il piccolo schermo è coinvolta in: Flipper di Andrea Barzini, con Margherita Buy, Christian De Sica, Alessandro Haber e Andrea Mingardi; Pronto soccorso di Francesco Massaro, con Barbara De Rossi e Carlo Giuffré; Passioni di Fabrizio Costa, con Gigi Proietti, Giorgio Albertazzi, Virna Lisi e Giulia Boschi.

A ogni modo, raccoglie le maggiori soddisfazioni in teatro, ingaggiata per le rappresentazione de Il pellicano, I capricci di Marianna e La foresta d’argento. Negli anni Novanta lavora ne Gli assassini vanno in coppia di Piero Natoli e in Tutti gli anni una volta all’anno di Gianfrancesco Lazotti, con Vittorio Gassman, Paolo Ferrari e Lando Buzzanca.

Per il cinema entra nel cast di Non con un bang di Mariano Lamberti e Riconciliati di Rosaria Polizzi. Verso la conclusione del decennio impreziosisce con la sua presenza Incantesimo, sceneggiato in onda sulle frequenze Rai, dove incarna Giovanna Medici, direttrice della clinica privata Life: rimarrà nello show per ben nove stagioni.

A livello teatrale porta in scena il Magnificat, assieme alla figlia Evita Ciri e Valentina Chico. Nel frattempo, avvia la professione di scrittrice, ottenendo eccellenti riscontri con Fiato d’artista, Antigone e l’onorevole e Sarà la tua bambina folle. Nel 2005 si aggiudica la targa speciale del Premio Alghero Donna. Dopo la partecipazione al cortometraggio Fine stagione di Duccio Chiarini, è Ottavia Taviani ne Le tre rose di Eva.

Per la regia di Graziano Diana, recita nel terzo episodio, intitolato L’ingegnere, della miniserie Gli anni spezzati. Le vicende raccontate vedono al centro Giorgio Venuti, un ingegnere dello stabilimento Fiat Mirafiori di Torino che affronta il dramma delle lotte sindacali e subisce l’irruzione alla Scuola di Amministrazione Aziendale. Infine, in Luce dei tuoi occhi di Fernando Costa, con Anna Valle e Giuseppe Zeno, interpreta Paola Conti, la mamma della protagonista.

Paola Pitagora: la vita privata

Nel corso degli anni Sessanta è stata legata da un rapporto di tormentata passione al pittore Renato Mambor. Ha avuto alcune love story con Tito Schipa Jr., Gianni Morandi e Ciro Ciri, papà della sua unica figlia, Evita Ciri. Attualmente single, vive a Monteverde, poco distante da Trastevere. Ha un profilo Twitter, mentre non è noto il patrimonio accumulato in carriera.

5 curiosità su Paola Pitagora

– Voleva essere attrice per uscire dalla timidezza. Posò per quel servizio per vanità – racconterà poi lei -: era fiera del proprio corpo, si era liberata del tabù.

– Nel luglio del 1982 posa senza veli per l’edizione italiana di Playboy.

– Apprezza Paolo Sorrentino, sebbene preferisca andare al teatro anziché al cinema.

– Lo pseudonimo Pitagora è nato da un gioco: siccome era particolarmente magra, Mambor le suggerì di chiamarsi Pitagorica. Poiché troppo lungo, abbreviò.

– Stava per rifiutare I pugni in tasca.

Riproduzione riservata © 2024 - DG

ultimo aggiornamento: 18 Settembre 2021 2:44

Kate Walsh: tutto sulla star di Grey’s Anatomy