Chi è Michele Buoninconti, condannato per l’omicidio della moglie Elena Ceste

Chi è Michele Buoninconti, condannato per l’omicidio della moglie Elena Ceste

La storia di Michele Buoninconti, da una vita come tante al ritratto di assassino di Elena Ceste: chi è l’uomo condannato per l’omicidio della moglie avvenuto a Costigliole d’Asti, in Piemonte, nel 2014.

Michele Buoninconti è finito in carcere all’esito del processo a suo carico per l’omicidio della giovane moglie Elena Ceste, scomparsa misteriosamente a 36 anni dalla loro villetta di Costigliole d’Asti il 23 gennaio 2014 e trovata cadavere circa 9 mesi più tardi, il 18 ottobre, in un canale lungo le sponde del rio Mersa. Un delitto per cui è stato condannato in via definitiva a 30 anni di reclusione.

Michele Buoninconti: la biografia

MIchele Buoninconti è stato condannato per l’omicidio di Elena Ceste, sua moglie e madre dei loro quattro figli. 30 anni di carcere in via definitiva, secondo l’esito della Cassazione, per aver ucciso la donna con cui aveva costruito una famiglia e con cui, fino al 2014, viveva in una bella villetta a Costigliole d’Asti, nel cuore del Piemonte.

Vigile del fuoco all’epoca dei fatti, Michele Buoninconti è originario di Monte Sant’Albino, in provincia di Salerno, ed è nato il 28 luglio 1969 sotto il segno del Leone. Per la giustizia italiana è lui l’assassino della consorte 36enne trovata morta in un canale del rio Mersa, poco lontano da casa, circa 9 mesi dopo la sparizione, il 18 ottobre 2014.

Michele Buoninconti condannato per l’omicidio della moglie Elena Ceste

Michele Buoninconti è stato arrestato il 29 gennaio 2015 con l’accusa di essere l’autore del delitto. Sarebbe stato lui a commettere l’omicidio della moglie Elena Ceste, 36 anni, da cui ha avuto quattro figli, due maschi e due femmine.

Elena Ceste è scomparsa la mattina del 24 gennaio 2014 dalla sua casa di San Pancrazio, frazione Motta di Costigliole d’Asti, e il suo cadavere, in avanzato stato di decomposizione e senza indumenti, sarebbe stato ritrovato soltanto il 18 ottobre successivo, a meno di un chilometro dall’abitazione di famiglia.

Secondo quanto scritto dal gip nell’ordinanza di custodia cautelare a carico di Buoninconti, il movente del delitto sarebbe da rintracciare nell’odio maturato dall’uomo nei confronti della moglie, ritenuta, ricostruisce RaiNews, “inadeguata, infedele e inaffidabile, da raddrizzare” come consorte e come madre.

Prima di essere iscritto nel registro degli indagati, Michele Buoninconti avrebbe sostenuto che la donna, la notte prima di sparire, avrebbe avuto una “crisi psicotica” con pianti e deliri che non avrebbero mai trovato riscontro.

Stando alla ricostruzione degli inquirenti, Elena Ceste sarebbe stata uccisa tra le mura domestiche dal marito, prima che questi uscisse dall’abitazione per trasportare il corpo nella sede dell’occultamento in cui poi è stato ritrovato. La vittima, riporta Ansa, sarebbe stata “sorpresa” e colpita nel letto coniugale alle prime luci del giorno, senza avere neppure il tempo di rivestirsi dopo aver provveduto alla propria igiene personale.

Per l’accusa, Michele Buoninconti sarebbe stato inchiodato da diversi tentativi di depistaggio, menzogne e contraddizioni capaci di indirizzare velocemente gli inquirenti a stringere il cerchio intorno al suo profilo.

Tra i primi elementi ritenuti inverosimili nella sua versione, il fatto che la moglie, con evidenti problemi alla vista per via di una severa miopia, si fosse allontanata dall’abitazione senza portare con sé gli occhiali e senza vestiti, arrivando a mettersi per strada nuda in pieno giorno e con il freddo pungente dell’inverno.