Martina Ciontoli è l’ex fidanzata di Marco Vannini, il giovane ventenne ferito mortalmente da un colpo di pistola. Ad esploderlo fu il padre della ragazza. Scopriamo tutto sul suo conto.
Il nome di Martina Ciontoli, è entrato con prepotenza tra le pagine di cronaca nera italiana nel maggio del 2015, dopo la morte dell’allora fidanzato, Marco Vannini. Dal 2021 la donna si trova in carcere, in seguito alla condanna definitiva della Cassazione, per l’omicidio Vannini. Ecco cosa sappiamo sul suo conto.
Martina Ciontoli, chi è: biografia e carriera
Nata il 29 luglio 1995, sotto il segno zodiacale del Leone, Martina Ciontoli è figlia di Antonio Ciontoli – l’uomo accusato dell’omicidio di Marco Vannini e condannato a 14 anni di carcere – e di Maria Pezzillo. Ha un fratello maggiore di nome Federico.
Tutti i familiari, compresa la stessa Martina, sono stati condannati in via definitiva nell’ambito del processo sull’omicidio di Marco Vannini.
Martina ha conseguito in carcere la laurea in Scienze Infermieristiche – studi intrapresi prima del suo arresto – con il massimo dei voti.
In merito alla sua carriera, non sappiamo se prima del suo ingresso nel carcere di Rebibbia, Martina avesse svolto dei lavori. Tuttavia, dopo aver scontato un terzo della pena, le è stata data la possibilità di lavorare all’esterno del penitenziario.
Secondo quanto riportato nel gennaio 2025 da il quotidiano Il Messaggero, la giovane lavora nei giorni feriali in un bar della Capitale, in zona Casal del Marmo.
Il posto di lavoro si trova all’interno della Scuola superiore per l’Educazione penale, “Piersanti Mattarella”, in gestione al Ministero della Giustizia.
Il suo orario di lavoro è di 7 ore al giorno, dalle 7:30 alle 14:30, al termine del quale la Ciontoli fa ritorno nel carcere dove è detenuta.
Omicidio Marco Vannini, le condanne
L’omicidio di Marco Vannini è uno dei casi di cronaca nera che ha suscitato un ampio dibattito nel nostro Paese. Il giovane ventenne di Cerveteri fu mortalmente ferito da un colpo di arma da fuoco, nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015, mentre si trovava in casa dell’allora fidanzata, Martina Ciontoli, a Ladispoli.
La morte del ventenne ha portato a condanne definitive per l’intera famiglia Ciontoli, in seguito al processo che vedeva il padre Antonio principale imputato.
La Corte di Cassazione, con sentenza definitiva del 3 maggio 2021, ha confermato la condanna ad Antonio Ciontoli a 14 anni di reclusione per omicidio volontario con dolo eventuale. È stato riconosciuto colpevole di aver sparato a Marco Vannini e di aver ritardato i soccorsi, contribuendo così al decesso del giovane.
La madre di Martina, Maria Pezzillo, insieme alla stessa ragazza ed al fratello Federico Ciontoli sono stati condannati a 9 anni e 4 mesi per concorso in omicidio volontario.
Secondo i giudici, la loro condotta omissiva e reticente ha ostacolato i soccorsi a Vannini, aggravando la sua situazione fino alla morte.
Queste sentenze hanno concluso un iter giudiziario complesso, caratterizzato da vari gradi di giudizio e riformulazioni delle accuse. Basti pensare che inizialmente, Antonio Ciontoli era stato condannato a 14 anni per omicidio volontario, poi ridotti a 5 anni in Appello con l’accusa derubricata a omicidio colposo.
La Cassazione ha però annullato questa decisione, ordinando un nuovo processo d’appello che ha ripristinato la condanna a 14 anni per omicidio volontario. Le condanne per gli altri membri della famiglia sono state incrementate da 3 anni a 9 anni e 4 mesi nel corso dei vari processi.
La vita privata
In merito alla vita privata di Martina Ciontoli, le informazioni note sono legate esclusivamente al caso di cronaca che l’ha vista coinvolta.
Sappiamo che Martina e Marco Vannini si sarebbero fidanzati il primo aprile del 2012. La loro relazione aveva avuto alti e bassi e dopo essersi lasciati, da circa due settimane prima della notte dell’omicidio, erano tornati insieme.
In seguito al suo ingresso in carcere, la vita di Martina Ciontoli è stata letteralmente stravolta, ma in poco tempo ha ritrovato il suo nuovo equilibrio.
Dopo la morte di Marco, la ragazza avrebbe trovato un nuovo amore – del quale però non si hanno informazioni – ma a quanto pare, nonostante la detenzione, la loro storia, almeno fino al 2022, era ancora in corso.
Secondo quanto riferisce TgCom24, spesso il nuovo fidanzato sarebbe andato in carcere a trovarla. I due sarebbero stati visti scambiarsi dei baci in svariate circostanze. “Fanno tenerezza. Si vogliono bene”, avevano dichiarato alcune detenute a La Repubblica.
Chi era Marco Vannini
Marco Vannini era un giovane bagnino ventenne, nato nel 1995, la cui tragica morte avvenne il 17 maggio 2015 nella casa della fidanzata, Martina Ciontoli, a Ladispoli (Roma).
Il caso divenne uno dei più discussi e mediatici in Italia a causa delle circostanze drammatiche e controverse in cui avvenne il decesso, oltre che per il processo che ne seguì.
Marco Vannini si trovava a casa della famiglia Ciontoli quando venne colpito da un colpo di pistola, sparato dall’arma di Antonio Ciontoli, padre della fidanzata e sottufficiale della Marina Militare, che deteneva la pistola legalmente. Ciontoli dichiarò inizialmente che lo sparo era avvenuto accidentalmente mentre mostrava l’arma a Marco.
La vicenda attirò grande attenzione perché emersero gravi ritardi nei soccorsi. Dopo lo sparo, invece di chiamare immediatamente il 118, i presenti in casa (Antonio Ciontoli, sua moglie Maria Pezzillo, e i figli Martina e Federico) tergiversarono, fornendo informazioni confuse agli operatori sanitari. Quando i soccorsi arrivarono, le condizioni di Marco erano ormai troppo gravi, e il giovane morì poco dopo.
Le curiosità su Martina Ciontoli
– A differenza del padre, detenuto a “Rebibbia nuovo complesso” e del fratello, che si trova a “Rebibbia reclusione”, Martina e la madre si trovano a “Rebibbia femminile”.
– La decisione del giudice di far lavorare Martina all’esterno è giunta dopo la sua buona condotta in carcere.
– Un anno prima della condanna a carico di Martina, gli infermieri – come riportava nel 2020 Infermieristicamente.it – ne avevano chiesto la radiazione dall’Ordine attraverso varie petizioni, ma l’Opi di Roma inizialmente rimase cauta in attesa della condanna definitiva.
– Roberta Petrelluzzi, conduttrice di Un giorno in pretura, le scrisse una lettera in cui si leggeva: “[…] ti vogliamo far sapere che siamo assolutamente in disaccordo con questo accanimento mediatico che, non si capisce perché, vorrebbe la vostra morte civile. È un segno dei miseri tempi che stiamo vivendo, dove l’odio e il rancore prendono il sopravvento su qualsiasi altro sentimento”.