Marta Russo: il caso della studentessa uccisa a Roma

Marta Russo: il caso della studentessa uccisa a Roma

Il caso di Marta Russo affonda le radici nel 1997, anno dell’omicidio passato alle cronache come il “delitto della Sapienza”: la storia della studentessa uccisa all’università.

L’omicidio di Marta Russo è uno dei casi più enigmatici delle cronache italiane. Studentessa di Giurisprudenza a La Sapienza di Roma, è stata uccisa all’interno della città universitaria il 9 maggio 1997. Aveva 22 anni, gravemente ferita da un colpo di pistola e morta cinque giorni dopo in ospedale. Per l’omicidio sono stati condannati Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, all’epoca dei fatti giovani assistenti di Filosofia del diritto nello stesso Ateneo.

Chi era Marta Russo?

Marta Russo, studentessa romana 22enne della Facoltà di Giurisprudenza, è morta il 14 maggio 1997 in ospedale, 5 giorni dopo essere stata colpita da un proiettile calibro 22 alla testa mentre si trovava a percorrere un viale della Città Universitaria de La Sapienza in compagnia di un’amica. Ex campionessa di scherma, è stata uccisa nel fiore degli anni, ferita da un colpo di pistola esploso intorno alle 11:40 del 9 maggio.

Classe 1975, Marta Russo voleva diventare un magistrato e amava lo sport, ma è lì che la sua vita è finita, tra l’asfalto che la separava dalla realizzazione del suo sogno e quella fototessera che la ritrae giovanissima, in una istantanea che le cronache hanno divorato per anni tra tv e carta stampata. Uccisa un mese dopo il suo compleanno, festeggiato il 13 aprile.

Raggiunta alla nuca, dietro l’orecchio sinistro, non ha avuto scampo. In coma, si è spenta dopo giorni di agonia. Le indagini sul delitto della Sapienza, da subito apparse complicatissime, non avrebbero portato a focalizzare un movente. I genitori, Donato Russo e Aureliana Iacoboni, e la sorella Tiziana Russo si sono sempre battuti per la verità. Condannati due uomini, allora ricercatori presso la stessa Università e da sempre proclamatisi innocenti.

Fonte foto: https://it.wikipedia.org/wiki/File:Marta_Russo.jpg, https://it.wikipedia.org/wiki/File:Marta_Russo_scena.jpg

L’omicidio di Marta Russo: il delitto della Sapienza nel 1997

La mattina del 9 maggio 1997, appena passate le 11:42 nel cortile interno all’Università La Sapienza di Roma, Marta Russo giaceva a terra. 22 anni, iscritta alla Facoltà di Legge, è stata colpita alla testa da un proiettile. Oggi la sua storia è al centro di un documentario intitolato Marta – Il delitto della Sapienza, coproduzione Rai Documentari e Minerva Pictures prodotta da Gianluca Curti e Santo Versace, per la regia di Simone Manetti. Un viaggio che porta il pubblico nel mondo della ragazza, scritto da Emanuele Cava, Gianluca De Martino e Laura Allievi, con la partecipazione di Silvia D’Amico a darle voce, che racchiude l’essenza di quanto scritto dalla stessa 22enne tra il 1985 e il 1996.

Un racconto fatto con gli occhi della vittima, attraverso le pagine dei diari della studentessa ritrovati dalla sorella Tiziana Russo a distanza di qualche tempo dall’omicidio. 700 pagine, scritte in 11 anni da Marta Russo, gravide di pensieri e inchiostro. 700 pagine prima della fine. “Voglio essere felice in questa vita – si legge in uno dei passaggi di quei 9 quaderni densi di riflessioni e sogni –, e non in futuro, ma nel presente, per ogni attimo che vivo. Perché non so quanto potrò vivere e cosa ci sarà dopo”. Quasi il profumo di un drammatico presagio. Intorno all’omicidio di Marta Russo molti nodi irrisolti: perché è stata uccisa? Dov’è finita la pistola, arma di un delitto ancora intriso di ombre? C’era un terzo uomo?

Marta Russo: 5 anni di processi e le condanne

Nel 2003, dopo 5 anni tra le aule tribunale, il processo per la morte della 22enne si è concluso in via definitiva con la sentenza di condanna emessa a carico Giovanni Scattone, all’epoca dei fatti assistente universitario di Filosofia del diritto, e di un suo collega, Salvatore Ferraro. Tra le tante ipotesi confluite nell’oceano investigativo intorno al caso Russo, quelle di uno scambio di persona, la tesi del “delitto perfetto“, quella del terrorismo e quella di uno sparo accidentale. Nulla che sarebbe stato confermato. Giovanni Scattone ritenuto autore dello sparo (secondo una ricostruzione, esploso dalla finestra dell’aula 6) e Salvatore Ferraro suo complice.

Per Scattone il primo grado si era chiuso con una condanna a 7 anni per omicidio colposo e in secondo grado a 8 anni per omicidio colposo aggravato dalla previsione dell’evento e per porto abusivo d’arma. Per Ferraro 4 anni in primo grado e 6 in appello per favoreggiamento e porto abusivo di arma da fuoco. La Cassazione ha ridotto la pena: 5 anni e 4 mesi al primo (per omicidio colposo) e 4 anni e 2 mesi al secondo (per favoreggiamento). Entrambi si sono sempre dichiarati innocenti.

Fonte foto: https://it.wikipedia.org/wiki/File:Marta_Russo.jpg, https://it.wikipedia.org/wiki/File:Marta_Russo_scena.jpg