Mark David Chapman: chi è l’assassino di John Lennon

Mark David Chapman: chi è l’assassino di John Lennon

La folle penna della sua mente scrisse il destino di John Lennon, sigillandolo con 5 colpi di pistola. Ecco chi è Mark David Chapman, il killer che sconvolse il mondo.

Il profilo di Mark David Chapman è incollato al perimetro della fine di John Lennon, intrappolato in un proposito di morte portato a termine in un lunedì come tanti. Un’idea, la sua, tradotta in una sinistra ferita bagnata di shock e sangue che avrebbe cambiato per sempre la storia della musica. Voleva uccidere il ‘tutto’ per opporre resistenza al suo sentirsi un ‘nulla’, costringendo il mondo alla claustrofobica discesa agli inferi della sua mente. Ecco chi è l’assassino dell’ex Beatle.

Mark David Chapman: biografia del killer

Mark David Chapman, nato a Fort Worth, Texas, il 10 maggio 1955 (segno zodiacale Toro) è un criminale statunitense, tristemente noto per aver ucciso John Lennon, storico volto dei Beatles. Era l’8 dicembre 1980, una data incisa col sangue di un mito nella storia del rock.

Prima del delitto si era guadagnato un posto di guardia giurata alle Hawaii, precisamente a Honolulu (dove viveva con sua moglie), periodo in cui avrebbe maturato l’idea di ‘punire’ Lennon per aver osato troppo – a suo dire – nel proporre ai fan ideali antitetici alla sua concezione di realtà, tra Bibbia e ossessione.

Nel suo passato la tossicodipendenza e un tessuto familiare costellato di criticità. Padre sergente della Air Force e madre infermiera, ha vissuto un’infanzia e un’adolescenza al limite dell’autodistruzione, fino al tentativo di suicidio del 1977.

Fonte foto: https://www.instagram.com/hidentsuyoshi/

È stato un momento portante nella sua esistenza, consumato al termine della sua prima storia d’amore con una ragazza di nome Jessica Blakenfield. Le cronache narrano che fosse stato lui a tradirla, intraprendendo un viaggio di sola andata verso la follia.

Tanti i volti incrostati sul suo profilo. Da quello di un pazzo criminale che ha dato libero sfogo alle sue più intime e aberranti ossessioni, a quello che lo vorrebbe nei panni del killer spietato capace di reiterazione.

Qualunque sia la sua identità vera, resta uno spettro inalienabile ancorato al sogno spezzato di una generazione ferita, sfregiata dalla morte del mito diventato bersaglio da sacrificare nel nome di un insondabile ‘perché’.

Nei decenni della sua detenzione per l’omicidio Lennon, Mark Chapman ha cercato invano di lavare le sue colpe con la religione, in una declinazione che ha proposto come ‘taumaturgica’ rispetto all’orrore commesso.

La pista della redenzione – di cui ha parlato dalle sbarre che separano la sua mano dal resto del mondo – non è servita a convincere gli inquirenti e, su tutti, la moglie di Lennon, Yoko Ono, da sempre impegnata in un aperto contrasto all’eventualità di una scarcerazione.

Chi è Gloria Abe, moglie di Mark Chapman

Oltre le mura del Wende Correctional Facility, carcere di massima sicurezza dello Stato di New York in cui è rinchiuso, c’è una donna che lo aspetta e che, per 44 ore all’anno, può consumare rapporti intimi con lui in costanza di detenzione.

Il suo nome, spesso occultato dietro quintali di pagine che inchiodano Chapman al muro nudo della pena, è Gloria Hiroko Abe, moglie americana di origine giapponese che mai si è allontanata dalla cornice di angelo del focolare pronto a riabbracciarlo – deformità mentali comprese – in un ‘pacchetto’ di aspettative all inclusive.

D’altronde, i riflessi sinistri dell’uomo che ha sposato, nel 1979, non le sono del tutto nuovi e lei stessa, per prima, non nega di averci avuto a che fare. In alcune dichiarazioni, Abe ha sostenuto di aver vissuto episodi violenti tra le mura domestiche, e di essere comunque disposta a riprendersi quell’uomo e quel passato, nel segno di un amore che non si sarebbe mai estinto.

Nella trama terribile della morte di John Lennon, Gloria Chapman è quasi una figura antagonista di Yoko Ono, sull’asse di uno scontro a distanza che le vede agli antipodi sul tema della scarcerazione. La moglie dell’assassino spera nella sua libertà, la vedova dell’ex Beatle si è sempre opposta a questo orizzonte.

Il delitto con gli occhi di Gloria Abe

2 mesi prima di uccidere John Lennon, Mark Chapman aveva rivelato la sua idea alla consorte. Vano il tentativo di farlo desistere: l’inferno nella sua testa si sarebbe materializzato con 5 colpi di pistola, all’alba degli anni ’80, concepito e partorito senza troppa doglia.

Si narra che nella sua mente albergasse il conflitto tra la volontà di uccidere e il claudicante ego che avrebbe voluto intimargli di fermarsi, ma questo è un aspetto mai del tutto chiarito.

Lei, nella casa di coppia alle Hawaii, sapeva del viaggio del marito a New York ma non credeva potesse compiere il delitto: “L’8 dicembre 1980 – ha rivelato Gloria Abe al Daily Mail è stata una delle notti più buie della mia vita. Ricordo che era un lunedì. Sono tornata a casa dal lavoro, ho cenato e guardavo ‘Little House on the Prairie’. Durante lo show, le parole scorrevano sul fondo dello schermo: ‘John Lennon è stato ucciso a New York City da un maschio caucasico’“.

Da detenuto, Chapman ha diritto a 44 ore di incontri con sua moglie ogni anno. Il loro tempo è scandito dalla passione, come lei stessa ha rivelato al Daily Mail, tra rapporti intimi e una pizza, davanti alla tv a guardare La ruota della fortuna.

L’omicidio di John Lennon

Mark David Chapman ha ucciso John Lennon sparandogli all’esterno dell’esclusivo palazzo in cui viveva con sua moglie, il Dakota Building, nel cuore di una New York gravida di lusso e sogni.

Il cantautore e Yoko Ono stavano rincasando quando Chapman ha esploso 5 colpi di calibro 38 mirando alla rockstar, finendo per colpire Lennon 4 volte (la quinta volta l’ha mancato).

Uno dei proiettili ha trapassato l’aorta. Le ferite lo hanno portato al decesso dopo il trasporto al Roosevelt Hospital, dove la morte è stata dichiarata alle 23:15. L’agguato è stato compiuto alle 22.51.

Il custode del Dakota Building avrebbe urlato contro l’assassino: “Lo sai che cosa hai fatto?!“. Glaciale la replica incassata: “Sì, ho appena sparato a John Lennon“. Viste le condizioni dell’artista, che non avrebbe comunque potuto attendere l’arrivo di un’ambulanza, gli agenti intervenuti sul posto lo avevano caricato nell’auto di servizio per portarlo al più vicino ospedale.

Poche ore prima di agire, Chapman aveva chiesto un autografo all’artista, mimetizzato tra i fan all’esterno della sua residenza. Lennon gli aveva firmato una copia del disco uscito poche settimane addietro, Double Fantasy, l’ultimo della carriera e della vita stessa dell’ex Beatle.

Chapman ha chiesto la libertà vigilata diverse volte (può farlo ogni 2 anni dal 2000), sempre negata dalle autorità. Al momento del delitto aveva con sé una copia del suo libro preferito, Il giovane Holden. Appena fatto fuoco, si era messo a leggerlo sulla scena del crimine, nell’imperturbabile attesa dell’arrivo della polizia.

Reo confesso, il killer è stato condannato a una pena che va da 20 anni all’ergastolo (a seconda delle successive valutazioni di una commissione giudicante). Ha scontato 29 anni in un penitenziario di Attica, nello Stato di New York, prima del trasferimento al carcere di massima sicurezza di Wende.

In una delle poche interviste rilasciate, datata 2000, aveva provato a tracciare un movente dietro il suo gesto: “Ero un nulla totale e il mio unico modo per diventare qualcuno era uccidere l’uomo più famoso del mondo, Lennon“.

Aveva poi spiegato la sua personale visione del presunto ‘tradimento‘ da parte del cantautore, a suo dire ‘reo’ di predicare bene e razzolare male: “Vagando per le biblioteche di Honolulu mi imbattei in John Lennon: One Day at a Time. Quel libro mi ferì perché mostrava un parassita che viveva la dolce vita in un elegante appartamento di New York. Mi sembrava sbagliato che l’artefice di tutte quelle canzoni di pace, amore e fratellanza potesse essere tanto ricco

La cosa che più avrebbe contribuito a formare il suo piano omicida sarebbe il senso del suo fallimento davanti al successo del suo idolo: “Lui aveva sfondato, io no. Eravamo come due treni che correvano l’uno contro l’altro sullo stesso binario. Il suo “tutto” e il mio “nulla” hanno finito per scontrarsi frontalmente“.

8 curiosità su Mark David Chapman

• Nell’immaginario collettivo, tra chilometri di analisi sul suo conto, è emersa l’ipotesi che abbia scelto di sposare Gloria Abe perché le sue origini giapponesi gli ricordano Yoko Ono, la donna del suo idolo, amato e odiato al tempo stesso.

• Per sua stessa ammissione, si sarebbe immerso nell’identificazione con Holden Caulfield, personaggio del romanzo Il giovane Holden (di J.D. Salinger) i cui tratti antisociali e fragili gli suonano particolarmente affini.

• Per anni è stato un fan dei Beatles, dilettandosi a suonare le loro canzoni con la chitarra e maturando una morbosa attenzione per Lennon.

• Come in una macabro gioco del destino, John Lennon aveva dedicato il brano Attica State, nell’album Some Time in New York City, ai detenuti del carcere in cui il suo assassino sarebbe poi finito per decenni.

• Il film Chapter 27, con Jared Leto nel ruolo di Chapman, ripercorre gli ultimi giorni di vita di Lennon visti con gli occhi del suo assassino. Il titolo della pellicola fa riferimento al romanzo amato dal killer, Il giovane Holden, che ha 26 capitoli e proprio il 27° sarebbe iscritto nella pellicola.

• Secondo la rivista inglese Mojo, il titolo del film sarebbe ispirato al 27° capitolo del libro Nowhere Man: Gli ultimi giorni di John Lennon, di Robert Rosen, in cui il numero 27 è associato al forte interesse di Lennon per la numerologia. 27 è “tre volte 9”, numero che l’artista riteneva essere fortunato. Proprio Chapman, secondo la lettura di Rosen, aspirava a scrivere con il sangue di Lennon l’inesistente Capitolo 27 de Il giovane Holden.

• La figura di Chapman domina anche nel film The killing of John Lennon, interpretata da Jonas Ball.

• La sorellastra di Mark Chapman, Linda Walker, ha lanciato un appello dalle colonne del Daily Mail, nel 2018, contro la prospettiva di una scarcerazione. A suo dire, l’assassino di Lennon potrebbe colpire ancora perché il suo odio sarebbe focalizzato sulla madre della donna, nuova compagna del padre del killer.

Fonte foto: https://www.instagram.com/hidentsuyoshi/