Chi è Marina Abramović, la veterana della performance art

Chi è Marina Abramović, la veterana della performance art

Marina Abramovic: la biografia, la carriera, la vita privata e tutte le curiosità sull’artista più famosa nell’ambito della performance art.

Per molti è la “nonna della performance art”. Un soprannome non particolarmente elegante ma che dà l’idea di quale sia il ruolo di Marina Abramovic nel mondo dell’arte basata sulla performance. L’artista serba è stata infatti una vera pioniera in questo ambito, in grado di anticipare i tempi e di diventare un imbattibile modello da seguire per migliaia di artisti in tutto il mondo. Andiamo a scoprire alcune curiosità sulla sua carriera e la sua vita privata.

Marina Abramovic: la biografia

Marina Abramović è nata a Belgrado il 30 novembre 1946 sotto il segno del Sagittario. La sua è una famiglia di una certa rilevanza, soprattutto in Serbia. Suo nonno era infatti un patriarca della chiesa ortodossa serba, santificato dopo la sua morte. I suoi genitori, Vojin Abramović e Danica Rosić furono invece partigiani nella Seconda guerra mondiale.

Belgrado città serbia

Vojo fu in particolare un comandante partigiano, riconosciuto eroe nazionale dopo la fine del conflitto. La madre invece fu maggiore dell’esercito e negli anni Sessanta divenne direttrice del Museo della Rivoluzione e Arte nella capitale serba. Non conosciamo molti dettagli invece sul fratello di Marina, Velimir.

Appassionata di arte fin da bambina, grazie anche alla spinta dei genitori, Marina riceve a soli 14 anni la sua prima lezione d’arte, un momento per certi versi traumatico che segnerà profondamente la sua carriera e la sua vita.

Il 30 novembre 1960 viene messa, infatti, dal padre in contatto con un artista il quale si presenta a casa loro, taglia a caso un pezzo di tela, vi getta sopra colla, sabbia, pietrisco, bitume e colori vari, per poi cospargere l’opera con trementina e darla alle fiamme. “Questo è il tramonto“, spiega l’artista alla giovane Marina. E in un certo senso riesce ad accendere quel fuoco che l’avrebbe accompagnata per sempre da quel momento in avanti.

Marina Abramović: la carriera

Verso la metà degli anni Settanta Marina comincia la sua carriera da insegnante presso l’Accademia di Belle Arti di Novi Sad. Contemporaneamente dà però vita anche alle sue prime performance, in grado di farle ottenere i primi consensi anche a livello internazionale.

Nel giro di poco tempo il suo nome diventa famoso in tutto il mondo. Marina sceglie quindi di trasferirsi ad Amsterdam, cominciando un’intensa collaborazione (non solo professionale) con l’artista tedesco Ulay.

Nel corso della sua carriera, dagli anni Settanta agli anni Duemiladieci, ha dato vita a moltissime performance tra loro diverse, guadagnandosi il rispetto e la stima della critica e del pubblico. La sua primissima performance s’intitola Rhythm 10 del 1973. In questa performance Marina utilizzava venti coltelli e due registratori ed eseguiva un gioco russo, il gioco del coltello. Ogni volta che si tagliava, prendeva un nuovo coltello. Dopo aver terminato i venti coltelli (e quindi venti tagli) faceva scorrere la registrazione, ascoltando i suoni e cercando di ripetere gli stessi movimenti, compresi gli errori.

La sua seconda performance, Rhythm 0, venne svolta invece nello Studio Morra a Napoli. In questo caso Marina si presentò al pubblico mostrando diversi strumenti posati su un tavolo, arnesi di “piacere” e “dolore” e chiedendo loro di utilizzarli contro di lei in ogni modo. Per sei ore sarebbe rimasta passivamente ferma, qualunque cosa le fosse accaduta. Dopo tre ore con pochissimi approcci, nelle seconde sei ore si scatenò il caos, tra istigatori e persone che decisero di difenderla. Una performance estrema che avrebbe potuto, potenzialmente, portare l’artista anche alla morte.

In altri casi Marina si è servita invece della collaborazione di Ulay per le sue performance. Ad esempio, nel 1977 hanno dato vita insieme a Imponderabilia, nella Galleria d’arte moderna di Bologna. Entrambi nudi, in piedi, ai lati di una stretta porta che dava l’ingresso alla galleria, i due artisti costringevano il pubblico a passare loro accanto per entrare. In questo caso le persone, imbarazzate, dovevano scegliere se passare accanto al nudo maschile o a quello femminile.

Tra le sue performance più importanti vale però la pena ricordare anche Balkan Baroque, tenuta alla Biennale di Venezia nel 1997. In questa performance l’artista restò seduta su tonnellate di femori di bovino, pulendoli in modo ossessivo, senza sosta, per 6 ore al giorno per 4 giorni. Si trattava di un atto di denuncia per la guerra che stava avvenendo in Jugoslavia.

Nel 2010 fece invece scalpore la sua performance The Artist is Present del 2010, tenuta al MoMA di New York. In uno spazio aperto vennero collocati un tavolo e due sedie, una di fronte all’altra. La performance consisteva nel rimanere seduti a guardarsi. Fu una delle più lunghe della storia del MoMa: andò avanti per 8 ore al giorno per circa tre mesi, per un totale di 736 ore.

Nonostante sia una delle artiste più famose al mondo, attualmente non si conoscono i suoi guadagni e il suo patrimonio.

La vita privata di Marina Abramović

Marina vive da diversi anni ormai a New York (è diventata anche cittadina americana) e non ha avuto figli, ma è stata sposata due volte: la prima con l’artista concettuale Neša Paripović (dal 1971 al 1976), la seconda con l’artista italiano Paolo Canevari (dal 2005 al 2009). Inevitabilmente la sua vita sentimentale resta però legata soprattutto al nome di Ulay, artista tedesco con cui ebbe modo di condividere esperienze indimenticabili.

Chi era Ulay, il grande amore di Marina

Nato nello stesso giorno di Marina, Frank Uwe Laysiepen era un ingegnere tedesco. I due si incontrarono per la prima volta nel 1976 per caso ad Amsterdam all’interno di una galleria d’arte. Scambiarono poche parole, pochi sguardi, e l’amore scoppio improvviso e travolgente.

Nonostante lei fosse già sposata, iniziarono così un’appassionata storia d’amore, culminata anche in una comunione artistica, sotto il nome di The Other, con cui presenteranno diverse loro performance destinate a rimanere nella storia dell’arte, da Breathing In/Breathing Out a Lovers, l’ultima grande performance della loro vita di coppia.

The Great Wall Walk fu in effetti la loro più grande impresa e la fine simbolica della loro storia d’amore, nel 1988. In cosa consisteva questa performance? Semplice: nel camminare a piedi lungo la Grande muraglia cinese partendo dai lati opposti per ricongiungersi a metà strada. L’incontro avvenne dopo 90 giorni di cammino, solo per dirsi addio.

Una performance travolgente in cui, tra l’altro, Ulay finì per innamorarsi della sua interprete e iniziare una relazione con lei (con tanto di gravidanza). Ritrovatisi uno di fronte all’altro sulla Muraglia, l’artista tedesco confessò a Marina quanto accaduto, e le chiese cosa fare. La sua risposta fu lapidaria: “Non lo so, ma io vado via“.

Da questo momento in avanti, l’artista serba si dedicò soprattutto alla sua arte, mentre Ulay finì per sposarsi proprio con l’interprete. Ma a distanza di oltre vent’anni accadde qualcosa di imprevisto. Nel 2010 Ulay si presentò al MoMA per partecipare a The Artist is Present. Si ritrovarono così, all’improvviso, e per Marina fu uno shock, tanto da portarla a interrompere la performance e a commuoversi.

Un incontro indimenticabile, ma non l’ultimo. Si rividero nel 2019, in occasione del documentario No Predicted End. L’ultima grande esperienza comune prima della scomparsa di Ulay, avvenuta il 2 marzo 2020 a causa di un linfoma.

5 curiosità su Marina Abramović

– Per quanto riguarda il suo titolo di studio, sappiamo che Marina ha studiato dal 1965 al 1972 presso la prestigiosa Accademia di Belle Arti di Belgrado.

– Ha vinto il Leone d’oro alla Biennale di Venezia nel 1997 grazie alla performance Balkan Baroque.

– La sua arte è sempre stata influenzata dall’interesse per la spiritualità e lo sciamanesimo.

– Marina Abramovic ha un sito ufficiale.

– Non è presente sui social network, anche se esiste un account Instagram ufficiale del Marina Abramovic Institute, l’istituto in cui viene insegnato il celebre Metodo Abramovic.