Lucy Salani: chi è la donna transessuale più anziana d’Italia, sopravvissuta agli orrori di Dachau

Lucy Salani: chi è la donna transessuale più anziana d’Italia, sopravvissuta agli orrori di Dachau

“Non so come ho fatto a salvarmi”. Ancora oggi, l’inferno del nazismo ancora davanti agli occhi e lo shock dei campi di sterminio nel cuore, Lucy Salani non sa come è risalita dall’abisso. Ecco la sua storia di sopravvissuta all’Olocausto.

La biografia di Lucy Salani, transessuale più anziana d’Italia, racconta di un percorso fatto di dolore, consapevolezza e coraggio. Racconta di un’epoca di orrori vissuti in prima persona, di mesi sospesi tra la vita e la morte dietro il filo spinato di Dachau, uno dei famigerati campi di concentramento nazisti. La sua è una delle più potenti testimonianze della Shoah, al centro di un documentario che ripercorre una storia tanto incredibile e atroce quanto reale.

Chi è Lucy Salani e dove vive?

Lucy Salani è nata a Fossano (Cuneo) nel 1924 con il nome Luciano Salani. La sua storia di deportata nei campi di sterminio e sopravvissuta a Dachau è uno dei tasselli che compongono l’indicibile mosaico di orrori nazisti, testimonianza preziosa sull’Olocausto e l’inferno vissuto da milioni di persone sotto il disegno di morte di Hitler.

Lucy Salani oggi vive a Bologna e in passato ha lavorato come tappezziere a Torino. È la donna transessuale più anziana d’Italia, e la sua è una storia di grande coraggio e consapevolezza della propria identità. Una storia grande e difficile, come difficile era resistere a pregiudizi e orrori ai danni di omosessuali e transgender in quegli anni. 

Lucy Salani si è sempre sentita donna, seppur nata in un corpo maschile. Essere omosessuale ai tempi del fascismo, ha spiegato in una intervista al quotidiano d’opinione La Ragione-le ali alla libertà, “significava correre il rischio continuo di essere picchiati e umiliati“, o di finire dietro i cancelli di un lager.

Lucy Salani a Dachau

La storia della transgender Lucy Salani affonda le radici nell’inferno della deportazione, nell’epoca della Germania nazista, ed è stata raccontata anche nell documentario C’è un soffio di vita soltanto, dei registi Matteo Botrugno e Daniele Coluccini.

A Dachau, campo di concentramento tedesco vicino a Monaco, avrebbe trascorso sei devastanti e interminabili mesi della sua esistenza, addetta al trasporto dei cadaveri ai forni. Negli anni ’30 avrebbe tentato di evitare l’arruolamento dichiarandosi omosessuale, ma non le avrebbero creduto.

Nel 1943, dopo aver disertato, sarebbe fuggita tra le campagne. Scoperta dai nazisti, sarebbe stata costretta ad arruolarsi nell’esercito tedesco e avrebbe disertato una seconda volta, finendo per essere trovata e catturata, infine deportata a Dachau.

Quello che ho visto nel campo è stato spaventoso – le sue parole riportate da La Nazione, l’Inferno di Dante a confronto è una passeggiata: impiccati, gente che moriva per la strada, persone che erano solo pelle e ossa. Facevano gli esperimenti: bruciavano i morti e c’era chi era ancora vivo, che si muoveva fra le fiamme. La mattina quando ti alzavi e guardavi la recinzione elettrificata, trovavi un mucchio di ragazzi attaccati: avevano provato a scappare durante la notte”.

Lucy Salani non sa come è riuscita a salvarsi dal campo di sterminio. Non ha mai cambiato nome, all’anagrafe è rimasta Luciano, e negli anni ’80 ha cambiato sesso a Londra. Nei suoi occhi e nella sua memoria, il solco indelebile dell’Olocausto.