Chi era il serial killer Donato Bilancia, 17 omicidi in 6 mesi e 13 ergastoli

Chi era il serial killer Donato Bilancia, 17 omicidi in 6 mesi e 13 ergastoli

Condannato a 13 ergastoli per 17 omicidi in appena 6 mesi, Donato Bilancia fa tremare le cronache nonostante la sua morte: chi era il serial killer che insanguinò le cronache italiane degli anni ’90.

Commise 17 omicidi nel volgere di appena 6 mesi, tra il 1997 e il 1998. Quest’ultimo, anno della sua cattura, avrebbe portato a galla un tessuto di crimini sconvolgenti sotto la sua firma, serial killer assetato di sangue e con un odio profondo per le donne: la storia di Donato Bilancia, un ladro qualunque diventato assassino seriale alle soglie dei 50 anni e reo confesso di tutti i delitti a lui attribuiti.

Chi era Donato Bilancia e dove viveva?

Classe 1951, Donato Bilancia è nato a Potenza e con la famiglia si sarebbe trasferito ad Asti e poi a Genova, città in cui viveva e in cui avrebbe commesso alcuni dei 17 omicidi per cui è stato condannato a 13 ergastoli. I suoi crimini hanno insanguinato le cronache di Liguria e Piemonte, finendo per diventare tra gli orrori indelebili della storia italiana, nell’arco di 6 mesi tra l’ottobre 1997 e l’aprile 1998.

A maggio dello stesso anno il suo arresto, incastrato dalla sua auto (riconosciuta da un testimone) e dal racconto di una persona – la transessuale Lorena che avrebbe contribuito all’identikit – scampata alla sua furia omicida perché creduta morta. Almeno 17 persone hanno perso la vita per mano di Donato Bilancia, un uomo che, iniziata la carriera criminale come ladro qualunque appassionato di gioco d’azzardo, sarebbe diventato, alle soglie dei 50 anni, uno degli assassini seriali più brutali del Paese.

Due i suoi soprannomi più noti: “serial killer delle prostitute” e “mostro dei treni“, quest’ultimo attribuitogli dopo aver dirottato la sua azione su altri contesti oltre quello della prostituzione nel tentativo di sviare le indagini.

La vita privata di Donato Bilancia

Donato Bilancia è nato in una famiglia modesta, padre dipendente pubblico e madre casalinga, con un fratello maggiore. Secondo quanto emerso sulla sua storia, prima di diventare un assassino avrebbe compiuto diversi furti. Dedito al gioco d’azzardo, nel mondo delle bische clandestine – contesto in cui sarebbero maturati i suoi primi delitti – si sarebbe fatto chiamare Walter.

La mia era una famiglia disgraziata, litigi, botte, un inferno” avrebbe raccontato dopo la sua parabola discendente verso l’abisso dell’umanità. Bocciato più volte a scuola (avrebbe ripetuto 3 volte l’ultimo anno di medie), nella sua vita precedente avrebbe lavorato come barista, panettiere e meccanico. Poi la vita da ladro e, infine, come ricostruito dal docufilm Le tre vite di Donato Bilancia, quella da serial killer.

La sua ultima fidanzata prima dell’arresto per i gli omicidi, a processo, lo avrebbe descritto come un sedicente uomo d’affari dai modi gentili. Una fotografia lontana anni luce dalla scia di sangue che le sue mani avevano portato avanti all’ombra di un’esistenza apparentemente come tante. Nel 1987, il fratello maggiore di Donato Bilancia è morto. Suicida sotto un treno con il figlioletto di 4 anni tra le braccia, al culmine della separazione dalla moglie. Un evento che avrebbe contribuito a segnare un solco nella storia di Bilancia, alimentando il suo odio per il mondo e, su tutti, per le donne.

Le vittime di Donato Bilancia, la condanna e la morte

17 vittime, 9 uomini, 8 donne uccisi dal 15 ottobre 1997 al 20 aprile 1998, nei sei mesi di orrori firmati da Donato Bilancia e impressi nella cronaca nera nazionale come uno dei capitoli più sconvolgenti di sempre. “La mia consecutio temporum“: così aveva definito quel periodo di morti ammazzati senza pietà. Nessuno prima di lui, in Italia, aveva ucciso tanta gente in così poco tempo.

I primi tre delitti sarebbero maturati nel giro del gioco d’azzardo, ideati per vendetta. Donato Bilancia ha poi ucciso un metronotte e in seguito due guardie giurate, poi una coppia di gioiellieri, quattro prostitute, un benzinaio e due ragazze scelte a caso sui treni. Una scia di sangue tra la Liguria e il Piemonte che ha gettato il Paese nel panico totale. Arrestato il 6 maggio 1998, pochi giorni dopo avrebbe confessato tutto agli inquirenti e avrebbe trascorso 22 anni in carcere – sulla testa una condanna a 13 ergastoli – prima di morire per Covid, detenuto a Padova, nel dicembre 2020.