Diego Ribon è l’amico “traditore” Mancuso in Volevo fare la rockstar, ma dove lo abbiamo già visto in passato?
Un attore (uno di qualità, almeno) in qualche modo scompare davanti alla telecamera. Si annulla, a favore del personaggio portato sullo schermo. È ciò che si prefigge ogni volta Diego Ribon, interprete con decenni di carriera, tuttora impegnato in progetti dal forte seguito. Fin da giovanissimo aveva perfettamente chiaro dove sarebbe voluto arrivare. E non c’è stata difficoltà alcuna in grado di dissuaderlo dagli obiettivi. Segno di una forza d’animo per trasformarsi nel valente professionista attuale. Stimato dagli addetti ai lavori e dai fini intenditori di recitazione, andiamo a vedere chi è, sia in ottica professionale sia privata.
Diego Ribon: biografia e carriera
Nasce il 14 febbraio 1960, sotto il segno zodiacale dell’Acquario, a Venezia. Determinato a ritagliarsi un posto nel firmamento del cinema, studia presso il Centro Sperimentale di Roma. Debutta nel 1987 con una piccola parte nel film Good Morning Babilonia dei fratelli Taviani, focalizzato sulle peripezie di due fratelli italiani emigrati negli USA. L’anno seguente è il protagonista dell’horror Il bosco di Andrea Marfori, mentre in Francesco di Liliana Cavani interpreta Bernardo, con Mickey Rourke nei panni del santo ed Helena Bonham Carter in quelli di Chiara.
Sempre per la regia della Cavani appare in Dove siete? Io sono qui, sofferta love story tra due giovani sordomuti. Nel frattempo, ottiene spazio nel drammatico 18 000 giorni fa di Gabriella Gabrielli, rappresentazione delle vicende reali di un ebreo polacco, rinchiuso nel campo di concentramento di Ferramonti, in Calabria.
Lavora nella commedia ambientalista Bidoni di Felice Faroni, quindi entra nel folto cast de Il cielo è sempre più blu di Antonello Grimaldi, mosaico metropolitano che compone un ritratto sociologico dell’Italia degli Anni Novanta. Dopodiché presta il volto a Trucchs ne Il principe di Homburg di Marco Bellocchio, valida trasposizione cinematografica della tragedia di Heinrich von Kleist.
Nel 2001 Diego Ribon ha un piccolo ruolo in Ricette d’amore, commedia sentimentale di Sandra Nettelbeck, che racconta la nascita di un sentimento tra i fornelli di un ristorante, tra Martina Gedeck e Sergio Castellitto. Ben più impetuosa e tormentata è la relazione delle figure centrali – incarnate da Sibilla Aleramo e Dino Campana – di Un viaggio chiamato amore: guidato da Michele Placido, l’eclettico Ribon ha una piccola parte.
Poi lo vediamo ne Le conseguenze dell’amore di Paolo Sorrentino, con Toni Servillo nei panni di un cinquantenne che cela un segreto, destinato a emergere una volta persa la testa per la barista dell’hotel in cui da anni risiede. Di nuovo riprende la collaborazione con Liliana Cavani nella miniserie De Gasperi, l’uomo della speranza, basato sulla vita di Alcide De Gasperi. Ed è incluso in Apnea di Roberto Dordit, con Claudio Santamaria nelle vesti di un giornalista schermitore in cerca di risposte sulla morte di un amico, avvenuta in circostanze misteriose.
Diego Ribon impersona il procuratore Di Maio in quattro stagione di Ris – Delitti imperfetti, popolare serie tv poliziesca ispirata all’attività portata avanti dal Reparto Investigazioni Scientifiche di Parma. Nel film 300 di Zack Snyder, celebre adattamento del graphic novel firmato da Frank Miller, dà la voce al personaggio di Terone. Nel 2013 è Rino Menon in Piccola patria di Alessandro Rossetto, ritratto amaro di un’Italia in crisi di valori. I due coltiveranno il sodalizio artistico in Effetto Domino, dove impersona l’imprenditore Franco Rampazzo in una storia che esplora l’incapacità dell’essere umano di affrontare la morte, e Italian Banker.
Per Claudio Noce si mette alla prova ne La foresta di ghiaccio, una favola nera e nordica popolata da mostri e creature selvagge. Sebbene le luci dei riflettori siano puntati su Alessandro Gassman e Paola Cortellesi, partecipa all’apprezzato Gli ultimi saranno ultimi (3 candidature ai David di Donatello) di Massimiliano Bruno, racconto di un gruppo di italiani stretti fra la crisi e la necessità di negarla.
Per quanto riguarda le serie tv è Don Ciotti in Lea, opera di Marco Tullio Giordana dedicata a Lea Garofalo, testimone di giustizia assassinata dalla ‘ndrangheta il 24 novembre 2009. In occasione de Il silenzio dell’acqua, la fiction con Ambra Angiolini e Giorgio Pasotti nel ruolo di investigatori, incarna il questore Paolo Galasso. Diretto da Matteo Oleotto, è, invece, Riccardo Mancuso in Volevo fare la rockstar; uomo d’affari, pone a repentaglio il vecchio legame di amicizia con Francesco (Giuseppe Battiston), quando decide di aprire nelle vicinanze del suo supermarket un centro commerciale con ampi parcheggi e cinema. Ampia è poi la visibilità in Monterossi, accanto a Fabrizio Bentivoglio; qui assume le sembianze di Tarcisio Ghezzi, storico componente della Polizia in possesso di un carattere burbero.
Diego Ribon: la vita privata
La vita lontano dai riflettori resta avvolta nel mistero. Assente da Instagram, non è dato sapere né se abbia moglie o figli né dove abiti. Permane un grosso punto interrogativo pure sul patrimonio.
3 curiosità su Diego Ribon
– Con Rossetto forma una “banda”, composta anche da Mirko Artuso, Nicoletta Maragno, Maria Roveran e Roberta Da Soller.
– Una figuraccia? “Avevo invitato un noto regista a vedermi a teatro, ma lui se n’è andato via alla fine del primo tempo, e mi ha scritto poi un messaggio, era scandalizzato dallo spettacolo – ha raccontato a Il Gazzettino -. E io, la sera, sfogo la mia frustrazione insultandolo in un sms che volevo inviare alla mia compagna, e il caso vuole che lo mandi proprio a lui! All’epoca mi sembrò una cosa terribile, se ci ripenso adesso mi viene da ridere”.
– Ha suonato come trombonista a tiro in alcune formazioni jazz della scena musicale romana.