Il punto più alto lo ha toccato ne La grande bellezza. Non per questo la carriera di Anita Kravos si limita a un progetto solo!
Spesso preso a emblema della performance art, se il personaggio di Talia Concept ne La grande bellezza ha così funzionato il merito è da riconoscere a chi ha avuto l’onore di portarlo sul set, Anita Kravos. Memorabili sono gli scambi di battute con Jep Gambardella, il protagonista della pellicola interpretato da Toni Servillo. In ogni caso, le qualità professionali Talia ne ha mostrate in molteplici circostanze, spesso apprezzate dalla critica. Affinché ne emergano appieno le doti ripercorriamone le gesta sia sul piccolo sia sul grande schermo, infarcendo il tutto con qualche curiosità.
Anita Kravos: biografia e carriera
Nasce il 2 aprile 1974, sotto il segno zodiacale dell’Ariete, a Trieste come Antonella Cerminara, da Agostino, calabrese, e mamma Anna Kravos, appartenente alla minoranza slovena di Gorizia. Cresce proprio in quest’ultima città, al confine con la Slovenia, in un ambiente multiculturale. Studia russo e tedesco presso l’Università Ca’ Foscari e, nel mentre, frequenta per un triennio la scuola di recitazione veneziana Giovanni Poli, operativa nel gruppo teatrale “a l’Avogaria”, in spettacoli di commedia dell’arte. Delle basi poi affinate in Russia.
Nel 1998 ultima il corso di perfezionamento teatrale Ecole des Maitres di Matthis Langhoff, con la messa in onda de Le Baccanti di Euripide. Entra nel mondo del cinema con la piccola parte della ucraina/russa in Saimir di Francesco Munzi nel 2005. Lo stesso anno partecipa ai casting del film Come l’ombra: la regista Marina Spada le affida il ruolo della protagonista Claudia, anche perché aveva studiato a Mosca; una prova insignita del titolo di miglior attrice all’Annecy cinéma italian.
Nel 2009 impersona Sonia, personaggio in via di transizione da uomo a donna, nel lungometraggio Alza la testa di Alessandro Angelini, accanto a Sergio Castellitto; la performance le vale il premio L.A.R.A. al Festival di Roma e la candidatura al David di Donatello. L’apoteosi è costituita da La grande bellezza di Sorrentino, in cui condivide insieme al resto del cast uno Speciale Nastro d’Argento.
Quand’è il 2015 debutta in una serie russa, God v Toskane di Andrey Selivanov. In Donne di Emanuele Imbucci è Jolanda, una delle dieci donne della vita di Andrea Camilleri. Per Romanzo famigliare (2018), diretta da Francesca Archibugi, impersona Natalia, un’ex babysitter e neo moglie del ricco Gian Pietro Liegi (Giancarlo Giannini), uomo in conflitto con la figlia (Vittorio Puccini). Poi appare in The Sanctuary, serie tv svedese-polacca di Enrico Maria Artale recitata in inglese, in The App di Elisa Fuksas, dove lavora al fianco di Abel Ferrara, e in Nome di donna di Marco Tullio Giordana, con Cristiana Capotondi. Inoltre, in Volevo fare la rockstar veste i panni della musicista locale Elena Moras.
Anita Kravos: la vita privata
Pur essendo attiva su Instagram, è restia a concedere dettagli sul privato. Non a caso, resta imprecisato il suo status sentimentale, se abbia un marito o figli. Residente a Roma, pure il patrimonio rimane ignoto.
12 curiosità su Anita Kravos
– I nonni materni si trasferirono dalla Jugoslavia socialista in Italia per vivere accanto ai parenti.
– Di madrelingua italiana, parla fluentemente l’inglese, il russo, il francese, il tedesco e lo sloveno. Oltretutto, ha recitato in greco.
– Il prozio Josip fu poeta e lo zio Marko è autore, poeta, traduttore.
– Nel 2000 si è trasferita a Roma e per mantenersi si destreggiava da gelataia a segretaria e traduttrice dal tedesco. Durante questo periodo, si è occupata dell’adattamento in lingua italiana di Franziska Linkerhand di Brigitte Reimann.
– Ha scelto il nome d’arte a seguito di Come l’ombra. Su suggerimento della regista Marina Spada, ha unito il diminutivo di quello della madre (Anna) e il cognome da nubile, Kravos.
– È membro dell’Accademia europea del cinema EFA e dell’Accademia del David di Donatello.
– Dal 2020 insegna recitazione al Laboratorio d’arte cinematografica a Roma.
– Alzo la testa di Alessandro Angelini è il film a cui è più legata per la visibilità ottenuta.
– Ad Annecy è stata premiata da Jeanne Moreau.
– In principio sui set la rendevano brutta per via dei linementi forti, di un naso pronunciato. Da adolescente desiderava rifarselo, ma col senno del poi è contenta di aver cambiato idea, essendo stato il suo portafortuna.
– È cresciuta nel mito di Monica Vitti.
– Ha deciso di intraprendere il percorso d’attrice per viaggiare, anche se dopo La grande bellezza è satura.