Aldo Moro, l’incubo dei 55 giorni e la morte: la storia del rapimento

Aldo Moro, l’incubo dei 55 giorni e la morte: la storia del rapimento

55 giorni che segnarono un dramma senza precedenti, un orrore consumato sotto gli occhi di politica e giornali su cui, ancora oggi, insistono ombre pesantissime: la storia e l’omicidio di Aldo Moro.

Aldo Moro fu rapito dalle Brigate Rosse il 16 marzo 1978, a Roma. Il suo corpo senza vita, stipato nel bagagliaio di un’auto, fu trovato il 9 maggio successivo dopo 55 giorni di prigionia, appelli, lettere dal covo, tentativi di trattativa e quella “fermezza” invocata da più parti per non comunicare con i terroristi. Il sequestro e l’assassinio di Aldo Moro furono eventi tra i più intricati e scioccanti dell’Italia contemporanea, una vicenda intorno a cui si intrecciano speculazioni e sospetti senza soluzione.

Chi era Aldo Moro?

Aldo Moro, all’anagrafe Aldo Romeo Luigi Moro, nacque in Puglia il 23 settembre 1916, sotto il segno della Bilancia, e fu vittima del rapimento più sconvolgente della storia italiana. Prigioniero per 55 giorni dei terroristi, fu rapito dalle Brigate Rosse nell’agguato di via Fani, a Roma, il 16 marzo 1978. Il 9 maggio successivo, il ritrovamento del suo cadavere nel portabagagli di una Renault 4 in via Caetani.

Aldo Moro fu un giurista e politico di spicco, ex presidente del Consiglio tra i fondatori della Democrazia cristiana e poi presidente della Dc. Un incarico che aveva anche al momento del sequestro costatogli la vita.

La vita privata di Aldo Moro

Aldo Moro era originario di Maglie, in provincia di Lecce. Il padre, Renato Moro, era un ispettore scolastico originario di Gemini, frazione di Ugento, la madre, Fida Stinchi, una maestra elementare originaria di Cosenza. Nel 1945 sposò la donna che lo avrebbe accompagnato per il resto della vita, moglie amatissima e madre dei suoi quattro figli: Eleonora Chiavarelli.

Chi era la moglie di Aldo Moro?

La moglie di Aldo Moro, Eleonora Chiavarelli, salì all’altare nel 1945. Nata nel 1915, sposò il famoso statista democristiano all’età di 30 anni e il loro matrimonio è durato fino alla morte di Aldo Moro. Da Eleonora Chiavarelli, la sua “dolcissima Noretta” a cui rivolse parole dense di dolore e speranza dai 55 giorni della sua prigionia, il presidente della Dc ebbe quattro figli: Maria Fida (1946), Anna (1949), Agnese (1952) e Giovanni (1958). Fino al tragico epilogo del sequestro, Eleonora Chiavarelli continuò a lottare per la liberazione di suo marito. Si spense nel 2010, alle soglie dei 95 anni.

Aldo Moro: l’agguato in via Fani e il rapimento

Il 16 marzo 1978, intorno alle 9 del mattino, Aldo Moro era in viaggio verso la Camera per votare la fiducia al quarto Governo Andreotti. Partito dalla sua casa in via del Forte Trionfale numero 79, non arrivò mai a destinazione.

Fu rapito in via Fani, a Roma, durante un agguato in cui furono uccisi i cinque uomini di scorta Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera, Francesco Zizzi e Raffaele Iozzino. Poco dopo, la rivendicazione dell’azione con una telefonata all’Ansa. Il commando delle Brigate Rosse avrebbe bloccato le auto del presidente Dc trucidando la sua scorta e portatolo via a bordo di una Fiat 132 blu.

Aldo Moro, il cadavere nella Renault 4 in via Caetani

La prima foto del ritrovamento del corpo di Aldo Moro fu di Rolando Fava, uno dei fotografi storici dell’Ansa che consegnò alle cronache l’immagine simbolo di un dramma senza precedenti. Era il 9 maggio 1978 quando il cadavere dello statista democristiano fu scoperto nel bagagliaio di una Renault 4 rossa in via Caetani, a Roma.

Lo stesso Fava ricordì così quel giorno sconvolgente: “Alle 13 ero in piazza Venezia, libero da impegni professionali, e mi accingevo a tornare a casa. C’era un traffico eccezionale. Mi informai su cosa stesse succedendo: era stata segnalata in via Caetani un’auto con una bomba“.

Giunto sul posto con la sua macchina fotografica tascabile, il cronista vi avrebbe trovato una pagina indelebile di storia: “In realtà, c’era già stata la rivendicazione delle Br ed erano arrivati Cossiga, Colombo, Gonella. Mi colpì subito il silenzio irreale. Ma io non avevo alcuna idea che potesse trattarsi di Moro, quando entrai in Palazzo Caetani (e ho potuto farlo solo passando da una entrata secondaria che conoscevo, sul retro) e ho chiesto al portiere il favore di affacciarmi da una finestrella un metro per un metro del suo appartamento, al piano rialzato. Da lì ho scattato le immagini degli artificieri che aprivano prima il cofano anteriore, poi il portabagagli. Solo allora qualcuno ha levato la coperta e ho visto Aldo Moro in quella posizione un po’ innaturale, credevo ancora che fosse drogato, che dormisse…ma è stato per poco, subito la strada si è riempita del dolore di tutti“.