Chef Rubio passa dal guru dello street food a cuoco delle paralimpiadi a Rio, ma ha un nuovo speciale progetto: un film autobiografico
Chef Rubio, all’anagrafe Gabriele Rubini, è ex rugbista diventato il guru dello street food. Sembra una roccia coperta di tatuaggi, ma non è rude come appare. E’ entrato nelle case degli italiani con Unti e bisunti, il programma cult di cucina su Dmax e ha conquistato proprio tutti. A Napoli si è pure guadagnato la statuina di Rubio pastore tatuato che troneggia nel presepe di San Gregorio Armeno. Visto l’enorme successo, presto vedremo anche il suo primo film, che Dmax trasmetterà a dicembre.
Il film sarà autobiografico, come racconta a Dagospia
Rubio ha 33 anni, è nato a Frascati da genitori avvocati, e, tra i suoi innumerevoli progetti, dal 7 settembre sarà Rio de Janeiro come cuoco per gli atleti alle Paralimpiadi.
“Il film è una scusa per spiegare con un racconto ironico cosa faccio. La gente ha capito che difendo i valori della tradizione: non sono un prodotto della tv. La passione per la cucina è nata vedendo cucinare mamma e nonna.
Da piccolo sognavo di fare il macellaio, il pescivendolo o l’oceanografo. Sono appassionato di squali, animali affascinanti che rispetto. Dopo il liceo classico ho provato a fare il test di ingresso a Biologia, non è andato e non mi sono incaponito. L’ho tenuta come passione”.
Poi è arrivato il rugby:
“A dieci anni avevo una scoliosi importante e ho cominciato a fare sport. Crescendo l’ho fatto a livello agonistico anche se il rugby non ha tutta la magia che ci vedono. Però con le nazionali giovanili ho avuto la fortuna di uscire dai confini, mi è servito a stimolare l’attitudine al viaggio.
Le prime trasferte sono state importanti, ho scoperto il cibo di strada in Irlanda, Galles, Inghilterra, quartieri interi dove si faceva solo fish and chips. Sono stato in Sudafrica prima del mitico viaggio in Nuova Zelanda a 21 anni, quando sono rimasto a vivere fuori.
Aiutavo in cucina, oltre a imparare l’inglese ho capito come andavano il mondo e l’Italia”.
Lo chef trova anche assurdo, fuori da ogni logica che i cuochi oggi siano diventati dei divi: “Colpa dell’industria alimentare, il cibo è una moda”.
Fonte foto: Facebook