Il revenge porn indica la diffusione online di materiale privato a sfondo sessuale senza il consenso della parte coinvolta: scopriamo meglio cos’è e quando si verifica.
Si chiama revenge porn e sicuramente ne avrete sentito parlare visto che è stata approvata nel 2019 la legge che si chiama Codice Rosso, quella che ha proprio introdotto il reato della cosiddetta vendetta pornografica. In sostanza, da adesso le vittime del revenge porn saranno finalmente tutelate, sebbene già negli anni scorsi si fossero registrati episodi gravi e molto pesanti: qualcuno di certo si ricorderà il caso di Tiziana Cantone, che in seguito ad alcuni suoi video diffusi sulla rete senza il suo consenso, si tolse la vita.
Ma perché si arriva a tanto? Perché i giovani ricorrono a questo tipo di violenza e come mai sentono così il bisogno di filmare, fotografare e condividere? Scopriamone di più.
Revenge porn: perché si ricorre alla vendetta sessuale
Si tratta di una situazione che, in base alle statistiche, si verifica maggiormente in caso di una relazione finita, di un tradimento o quando ci si lascia, ma non in maniera consensuale.
Pensate che secondo le più recenti statistiche, del 10% degli uomini che minaccia di pubblicare dei video privati, il 70% lo fa realmente. Una percentuale altissima, se ci pensate, e un’azione che può creare una vera propria ondata mediatica.
Già, perché oramai la rete è sinonimo di viralità: basta mandare un video su Whatsapp a un amico, con tutte le precauzioni del caso, per ritrovarsi a vedere lo stesso video online su YouTube qualche ora dopo.
Il problema, poi, è anche figlio di una serie di valori facenti parte delle nuove generazioni, dove spesso le immagini sono utilizzate in maniera esagerata, e questo fa sì che si perda il reale valore dell’elemento condiviso.
La Camera approva il reato di revenge porn: cosa si rischia
In ogni caso, ora per fortuna le vittime di questo reato saranno finalmente tutelate. Chiunque oggi condividerà, diffonderà, invierà o renderà pubbliche sulla rete in qualsiasi modo delle immagini o dei video a contenuto sessualmente esplicito, ma senza il consenso delle persone rappresentate, rischierà una reclusione che va dagli 1 ai 6 anni e una multa dai 5 ai 15mila euro.