Cecità: Andrea Camilleri l’ha affrontata così!

Cecità: Andrea Camilleri l’ha affrontata così!

Le cause all’origine di questo disturbo sono molte ma la differenza la fa il modo in cui la si affronta. La cecità di Andrea Camilleri si racconta così: fino alla fine tra scrittura e medicine.

La cecità improvvisa è un disturbo diffuso sopratutto con l’avanzare dell’età. Le cause possono essere la riduzione progressiva della vista conosciuta come cataratta. Altri motivi sono il glaucoma oppure il cosiddetto AMD, degenerazione maculare legata all’avanzare dell’età. Di tale disturbo soffriva anche lo scrittore italiano Andrea Camilleri deceduto il 17 luglio 2019 presso la località di Borgo a Roma.

In diverse interviste dimostrò il suo spirito positivo nell’affrontare la malattia dedicandosi a riflessione e scrittura oltre che a cure mediche giornaliere. “Da quando sono cieco vedo le cose in modo molto più chiaro“, era solito dire.

Le cause della cecità improvvisa

Alla base dell’insorgere della cecità ci sono diversi motivi: traumi, malattie, disturbi o fattori genetici possono provocarla. Tra questi vanno ricordati anche diabete, glaucoma, trombosi venosa della retina, cataratta e degenerazione legata all’età.

Non solo, bisogna fare attenzione anche a possibili traumi dell’apparato oculare con corpi contundenti esterni oppure forte e duraturo impatto. Quest’ultimo caso è l’esempio dei raggi del sole riflessi o non filtrati… Ad ogni modo, qualunque sia la ragione, come va affrontata tale malattia quando insorge?

Andrea Camilleri

Affrontare la cecità con lo stile Camilleri

L’esempio emblematico viene dal compianto Andrea Camilleri. In un’intervista rilasciata a L’Espresso del giugno 2018 disse: “Io mi sono salvato con la scrittura. Pensavo di non poter più scrivere“. Così, sin dai primi momenti in cui furono diagnosticati i sintomi di cecità Camilleri si dedicò ancora più accanitamente alla sua passione.

Per quanto riguarda la domanda di una possibile influenza negativa sulla sua professione di scrittore l’artista negò sicuro: “No, credo di no. Forse mi ha fatto più riflessivo, o leggermente meno impetuoso. Insomma, oggi mi concedo uno spazio maggiore di riflessione“.

Poi in un’altra intervista (sempre a L’Espresso) ancora riuscì a scherzare dicendo: “La cecità mi ha reso libero. Non devo più vedere la mia faccia da imbecille“. Ed ecco lo spirito positivo ed energico adatto per affrontare un disturbo degenerativo quale la cecità… E che la scrittura faccia bene all’animo è davvero appurato, visto le innumerevoli persone che lo scelgono come rimedio di benessere!