I casi più famosi e inquietanti di cyberbullismo

I casi più famosi e inquietanti di cyberbullismo

Quali sono stati i casi di cyberbullismo più famosi al mondo: da quello di Pordenone al drammatico caso Amanda Todd.

Si riapre anche in Italia il dibattito sul cyberbullismo, una delle piaghe del Ventunesimo secolo. A riaccendere i fari su un problema grave, che affligge migliaia e migliaia di persone giovani e meno giovani in tutto il mondo, è stata la serie televisiva Marty Is Dead. Una produzione televisiva ceca che, basandosi su eventi reali (ma con protagonisti fittizi), racconta una storia a dir poco inquietante, quella di un ragazzo minacciato su internet e costretto a partecipare a prove sempre più estreme, finendo per venire ucciso. Una storia che s’ispira a quanto accaduto in Russia con il diffondersi del Blue Whale, ma che può assomigliare a quella di altri casi famosi di cyberbullismo.

Casi di cyberbullismo famosi in Italia

Purtroppo il cyberbullismo è un problema molto diffuso anche in Italia. Lo dimostrano alcuni casi di cronaca diventati esemplari nel corso degli ultimi anni. Come il caso di Andrea Natali, giovane di 26 anni che si impiccò nella sua abitazione. La sua è una vicenda davvero drammatica. A causa di alcune prese in giro, il ragazzo nel 2013 ebbe una crisi di nervi, si rinchiuse in casa e decise di non uscire più, per paura di incontrare i colleghi che lo tormentavano.

Diventato lo ‘zimbello’ del paese, quaalche mese dopo venne gettato in un cassonetto della spazzatura. Le bravate subite da Andrea venivano riprese dai bulli, che postavano i video su una pagina Facebook creata appositamente per prenderlo in giro. Con grande coraggio, il ragazzo ebbe la forza di denunciare l’accaduto alla polizia postale, che fece chiudere la pagina e rintracciò uno dei colpevoli. Purtroppo però nel 2015 Andrea, non sostenendo più la situazione, decise di farla finita.

Cyberbullismo

Non meno drammatica la storia di una ragazza di Pordenone, morta dopo essersi buttata dalla terrazza di un ex hotel di Borgo Vicenza. Prima di compiere l’estremo gesto, la ragazza aveva già manifestato segni di sofferenza. Si era più volte tagliata, aveva commesso atti di autolesionismo, ma le sue grida di dolore non erano mai state ascoltate. La spiegazione della sua scelta venne affidata a cinque lettere, rivolte ai genitori, cui chiese scusa per averli delusi, alla nonna ai suoi amici.

Caduta in depressione, la ragazza aveva provato a rifugiarsi su Ask, nel mondo di internet. Ma anche qui non aveva trovato alcuno sfogo alla sua sofferenza, e anzi si era imbattuta in alcuni utenti che la offendevano e la facevano sentire insignificante, chiedendo di mostrare loro i tagli che si procurava da sola sul proprio corpo.

Cyberbullismo: altri casi famosi

La vicenda forse più famosa in assoluto è però quella di Amanda Todd, la quindicenne che si uccise il 10 ottobre 2012, lasciando però su YouTube un video in cui raccontava la sua esperienza. La ragazza aveva vissuto un’adolescenza tremenda, basata sulle conoscenze online per sfuggire alla solitudine. Inizialmente amata dai suoi nuovi amici, la ragazzina visse un momento di apparente felicità e, sulle ali dell’entusiasmo, accettò di farsi fotografare a seno nudo.

Qualche tempo dopo, venne contattata da un ragazzo su Facebook che la minacciava di diffondere la sua foto senza veli se non gliene avesse inviate subito altre. Sconvolta dall’accaduto, Amanda finì per disperarsi. In pochi giorni le sue foto finirono in rete e anche la sua famiglia ne fu informata. I genitori scelsero di trasferirsi per cercare di farla sfuggire a tutto questo. Ma anche il trasloco non servì a nulla. La sua vicenda proseguì con ulteriori episodi drammatici. Come il tradimento da parte di un ragazzo che ebbe rapporti sessuali con lei salvo poi aggredirla e prenderla in giro con alcuni amici. Dopo aver tentato il suicidio più volte, riuscì a farla finita una volta per tutte solo nel 2012, lasciando sconvolto il mondo intero.

Ragazza triste

Se il problema del cyberbullismo è ancora sentito troppo poco in Italia, nonostante la diffusione, è già una piaga ampiamente dibattuta in Asia, dove i casi di suicidi anche da parte di celebrities si sono susseguiti uno dopo l’altro, specialmente in Corea del Sud.

La vicenda più celebre arriva però dal Giappone, e riguarda il suicidio di Hana Kimura, una 22enne wrestler professionista travolta dall’odio online. La ragazza, piuttosto famosa in Giappone, aveva preso parte a un reality show nipponico, Terrace House. Una sorta di Grande Fratello destinato ai futuri vip. All’interno del programma, la lottatrice diede in escandescenze quando un suo coinquilino rovinò involontariamente un suo costume da wrestler. Nella rabbia del momento, Hana gli strappò un cappello, e questo gesto le causò il biasimo generale da parte degli altri concorrenti e del pubblico. Diventata principale oggetto dello scherno sui social, la ragazza venne travolta dall’odio e, complice l’isolamento dovuto al Coronavirus, il 23 maggio 2020 scelse di farla finita e di togliersi la vita. Vicende differenti da Marty Is Dead, ma non meno drammatiche. E che dorebbero portare tutti noi a una riflessione ampia e profonda.