La carta d’identità sanitaria europea dovrebbe entrare presto in vigore, andando a cambiare le condizioni di tutti i viaggiatori.
Tra qualche tempo, tutti coloro che viaggiano all’interno dell’UE potrebbero godere della carta d’identità sanitaria europea. Si tratta di una vera e propria rivoluzione, che potrebbe rendere più immediato e sicuro ogni eventuale intervento medico fuori dal proprio Paese di residenza. Vediamo come funziona e cosa cambia.
Carta d’identità sanitaria europea: come funziona
Con 445 voti a favore, 143 contrari e 39 astensioni, il Parlamento europeo ha approvato il testo del Regolamento sullo spazio europeo dei dati sanitari (European Health Data Space), volto a creare un mercato unico dei dati. Per la sua attuazione, quindi per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, serviranno alcuni anni, ma sappiamo che porterà alla nascita della carta d’identità sanitaria europea.
Molto probabilmente, in questo arco di tempo si partirà con la classica sperimentazione, che mira a far venire a galla eventuali difetti da migliorare. In attesa di avere tra le mani il nuovo documento, è bene capire il suo funzionamento. Tutti gli abitanti dell’UE avranno a disposizione cartelle cliniche, ricette e risultati di laboratorio in formato elettronico.
In sostanza, tutti i documenti che hanno a che fare con la propria salute saranno a disposizione tramite la piattaforma MyHealth@EU, alla quale avranno accesso tutti gli operatori sanitari del Paese di residenza oppure oltre confine. L’intento, oltre che garantire assistenza medica a tutti gli abitanti dell’UE, è quello migliorare l’utilizzo dei dati sanitari per la ricerca, l’innovazione e il processo decisionale.
Carta d’identità sanitaria: i pro e i contro
La carta d’identità sanitaria europea, che potrebbe anche sostituire la tessera sanitaria, è una vera e propria rivoluzione in quanto garantisce ai cittadini di ricevere la giusta assistenza medica in ogni Paese dell’UE. Basterà presentare il proprio documento, sia negli ospedali che nelle farmacie, per avere accesso a ciò di cui si ha bisogno.
Allo stesso tempo, però, rappresenta un pericolo perché la digitalizzazione e l’interoperabilità tra i sistemi sanitari dei vari Paesi membri potrebbe portare ad accessi non autorizzati. Affinché ciò non avvenga sarà necessario lavorare alacremente sulle misure di sicurezza volte a garantire la privacy dei pazienti.