Covid, dopo la pandemia percepiamo il tempo diversamente: lo dimostra la scienza

Covid, dopo la pandemia percepiamo il tempo diversamente: lo dimostra la scienza

Un recente studio ha dimostrato che la pandemia da Covid ha alterato la nostra capacità di percepire il tempo: ecco il motivo.

Quante volte nel corso degli ultimi tre anni è capitato di accorgersi, parlando magari con gli amici, di quanto tempo sia passato da un determinato evento che sembrava accaduto solo pochi attimi prima? La nostra percezione del tempo è cambiata. Se prima era solo una sensazione, adesso a testimoniarlo è arrivato anche uno studio scientifico. A firmarlo sono stati Diaria Pawlak e Arash Sahraie della Scuola di Psicologia dell’Università di Aberdeen. Secondo i due scienziati, la pandemia da Covid non ha rovinato la nostra memoria, come capita normalmente con lo scorrere del tempo, ma ha creato caso nelle nostre capacità di percepire il trascorrere dei mesi o degli anni. L’ennesima conseguenza del Covid. Per certi versi, la più inaspettata.

Percezione del tempo alterata: colpa della pandemia da Covid

Stando a quanto descritto nel loro studio, i due medici hanno avuto l’idea di indagare su questo aspetto molto particolare delle conseguenze della pandemia quando hanno iniziato ad accorgersi della difficoltà di alcuni loro pazienti di raccontare la storia della propria malattia esponendo i fatti in ordine cronologico.

long covid

E non si tratta solo di una conseguenza fisiologica del Covid. Non si collega infatti direttamente con l’infezione e con la possibile ‘nebbia mentale’ che è stata da anni ormai confermata come sintomo probabile del cosiddetto Long Covid. L’alterazione della capacità di percepire il tempo è stata infatti notata anche nelle persone che il virus non lo avevano contratto. Perché la causa principale di questo problema non sarebbe il virus in sé, bensì l’insieme di misure che lo scoppio della pandemia ha portato in tutto il mondo.

Perché la pandemia ha alterato la nostra percezione del tempo

Stando allo studio condotto dai professori Sahraie e Pawlak, i 277 partecipanti allo studio sulla memoria dei fatti più importanti del periodo storico che va dal 2017 al 2021 hanno avuto grandissime difficoltà a ricordare gli eventi dell’anno 2021. “Abbiamo scoperto che le persone non riuscivano a ricordare quando gli eventi si sono verificati durante la pandemia“, hanno spiegato i due medici in un comunicato stampa, aggiungendo che la percentuale di errori per gli accadimenti del 2021 era uguale a quella per gli eventi accaduti tre o quattro anni prima. Di fatto, è come se la pandemia abbia tolto a tutti noi la capacità di ricordare non tanto gli eventi accaduti, quanto la loro collocazione temporale.

Ma qual è la causa scatenante questa alterazione. Stando ai due studiosi, ci sarebbero dei collegamenti diretti con la pandemia. Spesso, infatti, l’alterazione del tempo è collegata con stati di depressione, stress, ansia e così via. Anche in questo caso sarebbero state le restrizioni legate alla pandemia da Covid a influenzare in maniera importante i nostri ricordi, togliendoci punti di riferimento importanti come compleanni, vacanze, riunioni o anche funerali. Perdendo questi punti di riferimento, gli eventi si sono fusi insieme, di fatto rimanendo come sospesi nel tempo, confusi con mille altri avvenimenti.

In altre parole, la routine che spesso ci aiuta a fissare la sequenza temporale degli eventi, essendo saltata ha portato con sé anche una mancata collocazione esatta degli avvenimenti che abbiamo vissuto. “C’è ancora molto da capire su come i lockdown forzati, lo stress e l’isolamento possano continuare a influenzarci in modi diversi nel futuro“, hanno concluso gli autori dello studio. Per ora sappiamo però qualcosa in più: ovvero che il tempo, in quei tre anni, non è stato lo stesso.

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