Biagio Antonacci, il figlio: “Mi vergognavo. Lo psichiatra mi diceva…”

Biagio Antonacci, il figlio: “Mi vergognavo. Lo psichiatra mi diceva…”

Il figlio di Biagio Antonacci, Paolo, ha parlato della sua vita, privata e professionale, e delle difficoltà nel “portare” il suo nome.

Ha 28 anni ed è riuscito, ora, a farsi un suo nome, indipendentemente da quello di suo padre, Biagio Antonacci. Stiamo parlando di Paolo, figlio del noto cantante, nonché nipote di Gianni Morandi che al Corriere della Sera ha avuto modo di raccontare un po’ del suo vissuto che lo ha portato, adesso, a firmare canzoni di successo come ‘Mille’ e ‘La dolce vita’ di Fedez, oltre alle recenti ‘Tango’ di Tananai.

Biagio Antonacci, le parole del figlio Paolo

BIAGIO ANTONACCI

Paolo Antonacci oggi “vive di luce propria” ma lo fa dopo un periodo di difficoltà e il timore di essere giudicato solo come “il figlio di” o “il nipote di”. Autore di canzoni di successo, il 28enne ha spiegato: “Ho paura di essere un aneddoto, non voglio essere ridotto a una curiosità perché sminuirebbe quello che faccio. Ho voglia invece di lasciare il segno con la musica e con l’arte. Questo Sanremo è stato psico-magico per me, mi ha fatto fare pace con il cognome, con la sofferenza di essere figlio e nipote di. Ora vivo di questo mestiere, mi posso comprare casa”.

Come detto, figlio di Biagio Antonacci e nipote di Gianni Morandi, Paolo oggi è un autore di grandissimo successo basti pensare a ‘Mille’ e ‘La dolce vita’ di Fedez o a ‘Tango’ di Tananai o ‘Made in Italy’ di Rosa Chemical. Successi che sono anche i suoi: “Quelle due canzoni sono il diavolo e l’acqua santa. Tango di Tananai ha classe; Made in Italy di Rosa Chemical è pazzerella”.

Il successo e il nome ottenuto, oggi, sono il frutto di un lungo lavoro che ha dovuto fare i conti anche col passato difficile. “Mi arrabbio sempre e dico che non devo nulla a nessuno, ma in realtà devo tutto a Davide Simonetta con cui lavoro in coppia e al nostro manager Stefano Clessi. Davide, che è più grande di me di una decina d’anni, è come una mamma, un papà, un fratello, una fidanzata… Quando lavoriamo in coppia, lui più sulla produzione e le melodie e io su testi e melodie, è come se ci fosse una coscienza superiore, un cervello condiviso”.

“Prima di conoscerli attorno ai 20 anni ho attraversato un momento difficile: avevo un disturbo ossessivo compulsivo molto forte, vivevo in una foresta di simboli e mi vergognavo come un cane… sono finito in day hospital per una cura di antidepressivi. Ero nella merda, avevo delle canzoni ma avevo anche paura di espormi per la solita questione di famiglia. Smisi le cure e il dottore temeva l’effetto rebound: ‘Finirà a fare zapping sul divano’, disse. Sei mesi dopo ho incontrato loro, ho cambiato cure e mi sono ripreso”. […].

Di seguito anche un post Instagram del ragazzo: