Claudia Rivelli è stata arrestata per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
È normale per una mamma preoccuparsi per il figlio che abita lontano da casa. Pacchi di pasta, di sughi e conserve e altri prodotti tipici, infatti, sono solo alcune delle classiche spedizioni delle mamme italiane per i figli che vivono all’estero. Claudia Rivelli, la sorella di Ornella Muti, stava invece per spedire al figlio Giovanni Leone un flacone da un litro di GBL, la cosiddetta “droga dello stupro”.
Una vicenda piuttosto sconvolgente che ha il suo inizio per 3 mesi fa, quando gli agenti della sezione di polizia giudiziaria di Fiumicino cominciarono a indagare sull’arrivo in aeroporto di grossi quantitativi della sostanza. Mercoledì hanno inseguito un pacco sospetto, che li ha portati in un elegante condominio di via della Camilluccia, quartiere residenziale tra i più costosi di Roma. Qui, una volta fatta irruzione, la sorpresa: all’interno dell’appartamento c’era Claudia Rivelli.
Gli agenti hanno trovato ben tre flaconi, ciascuno da un litro, colmi di “droga dello stupro”, una sostanza molto pericolosa in grado di inibire la volontà e cancellare i ricordi. La Rivelli ha spiegato che avrebbe inviato almeno uno dei quei flaconi a suo figlio Giovanni, a Londra: da lì a poco sono scattate le manette e l’arresto per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
Le spiegazioni davanti al giudice
“Io la uso per pulire l’auto di mio figlio e per lucidare l’argenteria. Per me è una specie di acquaragia”, ha spiegato Claudia Rivelli al giudice Valentini durante l’udienza di convalida dell’arresto. “Me l’ha fatto scoprire mia madre, che la utilizzava da vari anni: prima di morire aveva chiesto a mio figlio di ordinarla su internet, ma invece di un flacone ne sono arrivati due. Ha pagato lui, io non sono pratica.”
Il giudice, chiaramente, è rimasto interdetto dalla spiegazione della Rivelli. “Lei ci vuole dire che usava la droga per fare le pulizie di casa?” ha chiesto all’attrice. “Certo” risponde lei. “Per me era un detergente come altri. Altrimenti una madre, sapendo che era droga, non l’avrebbe spedito al figlio. E il mio non fa uso di stupefacenti.”