Protagonista di un film-concerto a lui dedicato, Andrea Bocelli racconta alcuni dettagli inediti della sua vita tra privato e lavoro.
In occasione di ‘Andrea Bocelli 30: The Celebration’, un film-concerto che verrà trasmesso nei cinema di tutto il mondo dall’8 novembre, Andrea Bocelli ha rilasciato una interessante intervista a Leggo nella quale ha raccontato alcuni aspetti inediti della sua vita tra privato e lavoro con tanto di commento verso l’evoluzione della musica.
Andrea Bocelli e il rapporto con la musica
Nel corso dell’intervista riportata in queste ore da Leggo, Bocelli ha spiegato che la sua carriera sia iniziata in salita. In particolare, a sua madre, non erano state date grandi chance in merito alle doti canore del figlio: “Signora, si deve mettere l’animo in pace. Il suo figliolo potrà fare al massimo qualche matrimonio in chiesa”.
E invece, quanto fatto da Bocelli è stato decisamente straordinario: “Non mi riconosco alcun merito. Che contributo abbia dato ce lo diranno i posteri. Posso dire però di aver avuto un’autentica passione per l’opera sin da bambino. Quando sentivo la voce di un tenore smettevo di piangere. Mi ipnotizzava”, ha detto.
La vera paura e la prospettiva futura
Parlando degli altri generi musicali come il rap e la trap, Bocelli ha spiegato: “Non la conosco, non mi permetto di giudicarla. Sono sicuro che tra dieci anni rimarrà qualcosa di quella musica lì”, le sue parole di grande razionalità.
E quando si tratta di Intelligenza Artificiale, ecco il tenore rivelare la sua vera paura dopo aver spiegato di aver sentito una intera canzone con la sua voce ma che, chiaramente, lui non aveva mai cantato: “Se mi spaventa? No. Ogni scoperta può essere usata bene o male. Non mi fa paura il progresso, ma l’uomo. Il mondo oggi è una polveriera, ovunque ci sono testate nucleari pronte a far saltare il pianeta. Eppure non salta. Vuol dire che nell’eterna lotta tra bene e male, nonostante tutto, il bene vince”.